A cura della Redazione
L’annuncio di altre tre convocazioni (a partire da domani) di assemblee sindacali negli scavi archeologici di Pompei, mette in evidenza l’urgenza di regolamentare le forme di democrazia interna riconosciuta ai dipendenti del Mibact in modo da non penalizzare il turismo. Non sfugge a nessuno, infatti, che in casi come questo, il diritto sacrosanto di riunione democratica dei lavoratori viene usato impropriamente come una clava nei confronti della dirigenza per indurla a ripensare precedenti decisioni al tavolo della trattativa. Al di là della legittimità dei motivi che possono aver spinto i dipendenti della soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia ad assumere forme di protesta che arrecano danno all’utenza turistica, e di riflesso all’immagine internazionale di Pompei e del suo sito archeologico, gli operatori turistici locali si chiedono se è legittimo utilizzare un mezzo di libertà sindacale allo stesso modo di uno sciopero, dal momento che nelle tre ore di durata delle assemblee vengono sospesi i servizi. Vale a dire che, per mancanza di vigilanza interna, restano chiusi i cancelli e tenuti fuori dal parco archeologico i turisti, che magari arrivano dall’estero ed hanno prenotato la loro visita culturale con mesi d’anticipo. Nei comunicati della Direzione archeologica di Villa dei Misteri è difatti precisato che (dopo due giorni di assemblee) mercoledì, giovedì e venerdì le assemblee sindacali si terranno dalle 8.30 alle 11. Il comunicato sindacale precisa poi che, al di là delle altre rivendicazioni di natura economica ed ambientale, quelle assemblee sottoscritte dai rappresentanti di CGIL-CISL-UI-UNSA-FILP di Pompei serviranno a sollecitare il ministro Bray nell’indicare una guida giusta per Pompei. Ovvero, una persona capace di risolvere i problemi interni che negli ultimi anni hanno creato discriminazione tra i lavoratori. Fuor di metafora, le organizzazioni sindacali di Pompei e degli altri siti archeologici vesuviani intendono, con queste forme anomali di contestazione (è purtroppo una tradizione consolidata protestare in questo modo) indurre il ministro a rivedere la sua scelta del soprintendente per Pompei. Non è piaciuta ai dipendenti del Ministero ed alle loro rappresentanze sindacali che a guidare Pompei sia stato chiamato un “esterno” in un contesto che prevede professionalità interne al Mibact, che hanno avanzato domanda per quell’incarico e sono legittimate dai titoli richiesti per ottenerlo. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2