A cura della Redazione
Emerge in sede di consiglio comunale di Pompei, incentrato sul bilancio preventivo, un buco finanziario di 642 mila euro nella gestione della casa di riposo Borrelli prima del suo passaggio, attraverso gara d´appalto, ad una società consortile tra cooperative di Aversa. La società comunale Aspide gestisce una casa di riposo per anziani con i fondi rivenienti da un’asse ereditaria finalizzato a tale scopo di beneficenza. E’ stata definita “una struttura fallimentare” in sede di dibattito dal primo cittadino di Pompei, Claudio D’Alessio (foto), che ha detto, fuori dal dibattito in aula, di non conoscere neanche il nome della società che ha vinto la gara d’appalto, che prevede anche spese di ristrutturazioni per 750 mila euro, in autonomia, della palazzina che ospita una quarantina di anziani che pagano una retta mensile che si aggira intorno ai 700 euro. L’argomento é abbastanza scabroso perché la società Aspide è nata sulla base di un lascito ereditario che, oltre alla proprietà della palazzina dove si trova l’ospizio, comprende una serie di altri immobili la cui rendita doveva servire a pagare la retta degli anziani. Il Comune non solo non è riuscito a far fronte all’impegno etico riveniente dal lascito ma ha incamerato nel proprio patrimonio le palazzine di Parco Scacciapensieri e gli altri immobili che ne facevano parte disponendo, dopo perdite di bilancio a ripetizione, di disfarsi dell’incomodo affidando a privati la casa di riposo ricavandone un aggio per la sua gestione. Decisione densa di elementi contradittori che hanno fornito un ricco materiale polemico ai consiglieri d’opposizione che, nel corso del dibattito, hanno rinfacciato al sindaco le feste, le auto blu e, soprattutto gli immobili assegnati, a titolo gratuito ad amministrazioni pubbliche e private, senza percepire in cambio un solo euro, mentre sull’altro versante si spendono fior di quattrini per i fitti degli stabili che ospitano i servizi sociali e l’Ufficio Tecnico dl Comune di Pompei. La seduta ha registrato anche un altro colpo alla maggioranza dal momento che il consigliere comunale Amitrano ha votato contro la delibera di aumento dell’Imu dal 9% al 10,6%. Decisione che assume la valenza, per il bilancio comunale, di una boccata d’ossigeno a causa delle maggiori entrate che dovrebbero aggirarsi intorno ai 600 mila euro l’anno. Cifra comunque inferiore al taglio dei trasferimenti correnti da parte del governo centrale. La conseguenza è stata che per tutta la seduta consiliare i consiglieri di minoranza hanno ricordato, una per una, le opere pubbliche elencate nel piano triennale che non sono state realizzate. Tanto che D’Alessio, che non si scompone più di tanto, ha precisato: “Se quelle opere sono state preventivate non è detto che debbano essere realizzate”. MARIO CARDONE