A cura della Redazione
La recente nomina in Consiglio comunale di tre componenti della istituenda Opera d’iniziativa sociale, che prevede una struttura di maternità ed infanzia nelle quattro palazzine, dette “case operaie” site in un angolo di piazza Bartolo Longo, fa esultare d’orgoglio Francesco Severino, funzionario provinciale del Pdl e membro del coordinamento di Pompei. Severino è entrato, per il Pdl, in quota opposizione, nel consiglio d’amministrazione dell’opera sociale insieme ai consiglieri comunali Antonio Ebreo e Salvatore Visciano. «E’ la prima volta che, a Pompei, le autorità ecclesiastiche richiedano al consiglio comunale una presenza politica nell’amministrare un bene di loro proprietà», fa notare giustamente Severino. Ma è bene precisare che le case operaie sono state ristrutturate con un cospicuo finanziamento regionale, proprio perché l’iniziativa è stata presentata all’opinione pubblica come destinata alla gestione unitaria tra Chiesa e Comune di Pompei. Severino ringrazia i consiglieri comunali che l’hanno votato all’unanimità. Si prefigura una fattiva collaborazione con la Chiesa di Pompei grazie all’esperienza fatta nel settore grazie al ruolo che ha svolto prima con il presidente della Provincia Luigi Cesaro, ed attualmente dal suo sostituto Antonio Pentangelo. Con la costituzione del consiglio d’amministrazione siamo all´atto finale di una vicenda che è stata all’origine di aspre polemiche. All’inizio le “case operaie” sono state ritenute dall’opinione pubblica legate alla loro originaria funzione, che era quelle di ospitare i dipendenti in pensione del Santuario di Pompei. Successivamente a molti non è piaciuto che un’opera ad iniziativa della Chiesa cattolica fosse finanziata dall’Erario. Ultima la polemica suscitata dall’assunzione di responsabilità da parte del Comune di Pompei, quale ente appaltante, dei ritardi dei lavori pubblici e di buona parte del risarcimento che dovrà pagare alla società che ha eseguito i lavori. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2