A cura della Redazione
Una commissione d’accesso formata da una trentina di unità operative, vale a dire agenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza ed ispettorato del lavoro, si è insediata stamattina negli scavi di Pompei per controllare l’andamento dei lavori di restauro dal punto di vista della legalità. I controlli attengono principalmente la forza di lavoro impiegata nelle attività di restauro e le fasi procedurali di apertura e di conduzione dei cantieri. Gli agenti di polizia ed i funzionari ministeriali pervenuti a Pompei formano il nucleo operativo della commissione interministeriale anticamorra con sede presso la Prefettura di Napoli, che vigila sulla fase esecutiva degli appalti già assegnati (al momento sono aperti solo i cantieri relativi alle domus dei Dioscuri e del Criptoportico nell’ambito dei primi cinque bandi di gara per altrettanti progetti di restauro). Risulta che nel corso delle indagini messe in campo nel parco archeologico di Pompei, un elicottero dall’alto degli scavi è rimasto in costante collegamento con le forze operative sul campo, probabilmente anche per effettuare rilievi dall’alto. Presente a Pompei anche il prefetto Fernando Guida, che presiede la commissione interministeriale i cui compiti sono sanciti da un’apposita convenzione firmata da tre ministri: Lorenzo Ornaghi, Fabrizio Barca e Anna Maria Cancellieri. E’ fatto già noto che è stata esclusa la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei dall’iter procedurale di aggiudicazione e controllo della legalità degli appalti, la cui sede, in fase concedente, è passata da Pompei a Roma. Mentre permangono in testa alla Sanp i controlli di natura tecnica e scientifica. Intanto Bruxelles ha da tempo annunciato un monitoraggio costante su come verranno usati i 105 milioni di euro di finanziamenti previsti per le opere di restauro dopo le recenti polemiche e inchieste giudiziarie sugli Scavi. Le fasi di controllo che fanno capo a Guida ed al suo staff sono a questo punto tre: la prima riguarda la legalità nel conferimento degli appalti (a tal proposito sono stati presumibilmente disposti approfondimenti riguardo alle prime due gare, aggiudicate con offerte di ribasso anomalo); una seconda fase prede il controllo sui cantieri (quella operata oggi come primo esperimento operativo); la terza fase riguarda i flussi di denaro in entrata ed in uscita da parte delle ditte appaltanti, sempre per evitare infiltrazioni nel business del restauro archeologico da parte della malavita organizzata. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2