A cura della Redazione
Il ministro Fabrizio Barca, ospite domenica scorsa della trasmissione televisiva “In mezz’ora” condotta da Lucia Annunziata, ha mostrato la fotografia di un muro restaurato (speriamo che non sia l’unico) per dimostrare che i lavori di ristrutturazione all’interno degli Scavi di Pompei sono iniziati. Effettivamente ha ragione lui. Però, come è stato detto da più parti, su cinque gare d’appalto annunciate, sono operativi al momento solo due cantieri: quello della Casa dei Dioscuri e l’altro riguardante la Casa del Criptoportico. L’interrogativo che si pongono gli esperti, come l’Osservatorio sul Patrimonio culturale, i sindacalisti aziendali e la società civile vesuviana, è: se sono stati impiegati dodici mesi per aprire due cantieri, come si farà ad aprirne altri trentasette nei due anni ancora disponibili, come previsto dal “Grande Progetto Pompei” finanziato dalla Comunità Europea con 105 milioni di euro? Il ministro Barca ha replicato alle critiche sui ribassi anomali pervenuti nelle gare d’appalto solo quando sono state mosse da una firma autorevole dalle pagine di una testata che fa opinione. Se lui, teorico dell’ascolto del territorio, avesse dato una sbirciata anche alla stampa locale, sarebbe arrivato al problema con una decina di giorni d’anticipo. La deputata del Pd Luisa Bossa, in merito, ha dichiarato: «Non vorremmo trovarci a contare ancora una volta i muri che cadono a causa dei lavori svolti male». La parlamentare si è mostrata giustamente preoccupata sulla qualità dei lavori di restauro, una volta al corrente dei ribassi anomali del 52 e del 56 per cento. Altri hanno, invece, posto l’accento sulle probabili tecniche dilatorie che potrebbero puntare in futuro ad arrotondare i compensi, una volta ottenuto l’incarico. La questione importante da proporre al ministro per la Coesione del Territorio, è che le problematiche si possono solo impostare, mentre tocca decidere ad altri. Il risultato è di rimbalzare contro il muro di gomma rappresentato dalla Soprintendenza Archeologica e dalla Troika governativa. Per quanto riguarda la Soprintendenza di Pompei, bisogna dire che fino a quando è stata diretta da Guzzo c’è stato un punto di riferimento certo. Una persona che, bene o male, si faceva carico delle sue responsabilità. Rispondeva a tutte le critiche ed instaurava un contraddittorio con la società civile. Aveva in mente un preciso piano di gestione. Sapeva dove poter arrivare con i mezzi a disposizione e quali sarebbero stati quelli necessari per portare a regime i restauri. Attualmente, tra le polemiche dei cantieri che non aprono e quelli che sono stati avviati dopo le presentazioni di offerte anomale, tocca interessarci di notizie allarmanti fornite dai sindacati sui “misteri italiani” a proposito della famosa Casa dei Vettii. «I lavori di rifacimento delle coperture, costati 548.337,21 euro, sono stati ultimati nel 2009, la domus è chiusa al pubblico tra l’incuria, gabbie di ponteggi ed erbacce che hanno invaso il giardino del peristilio». E’ quanto si legge nell’ultima circolare a firma Cisl e Uil. Se queste sono dichiarazioni prive di fondamento, perché nessuno risponde? MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2