A cura della Redazione
I dipendenti degli scavi di Pompei, riuniti stamane in assemblea sindacale (per cui i visitatori hanno potuto accedere al sito archeologico con due ore di ritardo), hanno stigmatizzato l’inefficienza dei servizi interni che, secondo loro, sarebbero al collasso a causa del negativo comportamento dell’Amministrazione. Secondo i sindacati, i problemi di fondo del parco archeologico non sono affrontati adeguatamente dalla Direzione Sanp, tanto è vero che nelle giornate di Pasqua e del Lunedì in Albis non vi era personale di vigilanza sufficiente per fronteggiare il forte afflusso di turisti che, secondo le stime interne, sarebbero stati 11.627, mentre erano presenti solo 22 unità di vigilanza (custodi) nel turno pomeridiano. Un numero che il sindacato giudica, a conti fatti, fortemente insufficiente a garantire la sicurezza del sito archeologico. Cisl e Uil addebitano alla soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro la mancanza di polso nella gestione complessiva del personale perché, ad esempio, se nelle festività pasquali avesse gestito con oculatezza il personale di sorveglianza, avrebbe potuto recuperare in tempo utile il personale di vigilanza da altri siti della provincia di Napoli, invece di aprire gli Scavi di Pompei con un numero di personale insufficiente, mettendo in questo modo a repentaglio il patrimonio archeologico del Paese ed a dura prova la capacità del personale di vigilanza. Il sindacato dei dipendenti degli Scavi ha fatto anche notare che i turisti arrivati in visita in questi giorni hanno pagato il biglietto intero, mentre le domus interne al parco archeologico sono rimaste quasi tutte chiuse a causa della mancanza di personale. Una vecchia polemica da parte del sindacato interno, che ha la sua parte di verità. Anche se, sul versante opposto, bisogna considerare anche il mal costume, comprovato recentemente da alcuni fermi dei carabinieri di qualche custode improvvisatosi guida turistica per arrotondare lo stipendio. «A Pompei il personale di vigilanza è sfiancato dal sovraccarico di lavoro - recita la circolare sindacale diffusa a seguito dell´assemblea -. Quotidianamente i custodi in servizio sono impegnati a salvaguardare un’area di circa 35 mila metri quadrati. A molti di loro vengono assegnate fino a tre zone di guardia (anche in presenza di decine di migliaia di visitatori, come nella giornata del Lunedì in Albis) con un impegno di molto superiore a colleghi che hanno le stesse mansioni». Il personale di vigilanza di Pompei assicura l’apertura dell’area archeologica per 365 giorni l’anno, senza alcun beneficio economico aggiuntivo. A cancelli degli scavi chiusi, per l’assemblea del personale di Pompei, si è parlato delle numerose problematiche del famoso sito archeologico vesuviano, oggetto di finanziamenti dell’Unione Europea per 105 milioni di euro. I problemi sollevati dai dipendenti non riguardano solo la mancanza di puntualità nei pagamenti dei compensi accessori, ma anche la sicurezza e l’organizzazione del lavoro, la salubrità dei luoghi di lavoro ma soprattutto la cattiva gestione del sito, con enormi sprechi di denaro pubblico (già ampiamente denunciati dal sindacato). Dopo il crollo della Schola Armaturarum, avvenuto il 6 novembre 2010, e gli altri incidenti successivi, non sono state mai fornite al sindacato risposte adeguate sulla sicurezza sul lavoro né alcuna informativa sullo stato dell’opera del “Grande Progetto Pompei“, che oltre al consolidamento e al restauro degli scavi, prevede un piano operativo per la sua fruizione, uno per la sicurezza ed uno per la capacity building e per il rafforzamento della struttura organizzativa della Soprintendenza. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2