A cura della Redazione
Quella di stamattina è stata una delle più drammatiche sedute del Consiglio comunale nella gestione targata D’Alessio, a causa della protesta dei commercianti del centro storico di Pompei che è piombata, tra urla ed invettive, nel bel mezzo dei lavori dell´Assise. Gli esercenti hanno manifestato tutto il disagio di una classe sociale che, pur godendo dell’esclusivo vantaggio di contare su oltre 5 milioni di visitatori l’anno, non riesce più a trarne il minimo guadagno necessario a pagare le spese di gestione. Il disagio economico è all’origine della protesta di una categoria che fino a qualche anno fa si poteva definire, a buon motivo, privilegiata. Mentre oggi è costretta a rimettere simbolicamente le chiavi dei negozi nelle mani del primo cittadino di Pompei, chiedendogli di dimettersi perché non è riuscito a fermare il declino. In Consiglio era all’ordine del giorno una delibera di modifica del regolamento edile che secondo Robetti (che parlava a nome dei quattro di Unità e Impegno) avrebbe potuto, se votata, suscitare qualche milione di euro di affari in più per i professionisti del comparto edile e creare nuove opportunità logistiche per le attività produttive locali. Alla fine, il voto sulla delibera, che oltre ai cinque consiglieri dell’opposizione ha ricevuto l’avallo del consigliere di maggioranza Cipriano, è stato disturbato dalle urla dei manifestanti penetrati in massa in corteo nella Casa comunale da piazza Immacolata. C’è stato un trambusto iniziale. Molte le invettive rivolte al sindaco ed alla sua giunta, mentre Allaria dall’opposizione metteva la firma su un documento che avrebbe voluto decretare lo scioglimento del Consiglio comunale. Iniziativa naturalmente disattesa perché quelli della maggioranza non ci pensano nemmeno a tornare a casa. Alla fine è stata trovata una soluzione per consentire ai commercianti di manifestare il loro disagio mettendo in pausa i lavori del Consiglio comunale. La parola è stata presa dalle diverse associazioni rappresentanti dei commercianti, delle guide turistiche, degli agenti di viaggio e di noleggio dei bus turistici (quelle che D’Alessio e i suoi hanno definito lobby dei trasporti in un manifesto in cui sono state accusate, insieme ai politici d’opposizione, di seminare la discordia tra Amministrazione e ceto commerciale). Alla fine, se le recriminazioni sono state tante, le richieste sono state poche e precise: ripensare l’applicazione del ticket di 80 euro ai bus turistici, liberare le piazze del centro all’attività di parcheggi ed inventare misure per dirottare nuovi flussi turistici verso il centro storico della città. La verità è che a Pompei il commercio langue per la crisi ma anche per una politica che negli ultimi tempi non lo ha agevolato. E’ anche vero che i commercianti devono avere il fiuto del cambiamento ed adattarsi alla mutevolezza del mercato. E’ stato questo il tema della risposta del primo cittadino Claudio D’Alessio, interrotto in più fasi da una platea che alla fine si è dimostrata corretta ed ha prestato ascolto. D’Alessio ha utilizzato la strategia di Menenio Agrippa nel parlare per metafore, al fine di rendere la medicina più digeribile. Ha spiegato agli astanti che nella situazione di crisi attuale (in cui sono intervenuti pesanti tagli alle risorse finanziarie trasferite dal governo nazionale) per l’Amministrazione pompeiana, in concomitanza con l’aumento dei costi dei servizi urbani, si prospettano due sole soluzioni: la prima è quella di aumentare le tasse per tutti i residenti (Tarsu, addizionale Irpef e Imu), la seconda è quella di far pagare i servizi aggiuntivi (ritiro spazzatura e maggior controllo dei vigili urbani) agli stessi turisti che ne usufruiscono. Lui ha scelto la strada del pagamento del ticket d’ingresso dei bus turistici a Pompei, come hanno fatto almeno cento colleghi prima di lui. Non intende fare un passo indietro rispetto a questa decisione ma, allo stesso tempo, si è detto disponibile ad aprire su parcheggi e flussi turistici un tavolo di concertazione con i rappresentanti degli operatori commerciali di Pompei. MARIO CARDONE