A cura della Redazione
Frana parte della scarpata alta più di dieci metri, per un´altezza di circa 4 metri e larga circa 2, facendo crollare il muro del terrapieno di contenimento a nord degli scavi di Pompei. La frana ha invaso parte del cardo massimo: una zona frequentata da turisti. Si tratta del muro di contenimento di epoca borbonica, quindir elativamente moderno, anche se si intravedono pilastri di epoca romana. Il muro è alto circa un metro, sito in zona nord dell’area archeologica di Pompei, in via del Vesuvio (prolungamento di via Stabiana) nella Reg. V - INS. VII, di fronte alla Casa degli Amorini Dorati. La descrizione dell´accaduto non è della Sanp ma del sindacato aziendale Cisl. «La segnalazione della frana, come in altri casi, è stata fatta intorno alle ore 7,30 dal custode di turno durante il suo giro di ronda nella zona degli Amorini Dorati». Ha spiegato la Cisl attraverso il suo rappresentante aziendale Antonio Pepe, che si è lamentato che nell’attesa degli interventi di restauro nell´ambito del “Grande Progetto Pompei”, negli Scavi prosegue il bollettino dei crolli. Il parere della Cisl, ma anche di molti esperti, è che se fosse stata attuata la manutenzione ordinaria anche la frana di oggi si poteva evitare. Ancora una volta una parte del parco archeologico è stata transennata per impedirne l’accesso ai turisti. In questo modo si restringe l’area visitabile. Antonio Pepe denuncia anche che «gli Scavi sono cambiati in peggio, l’organizzazione del lavoro è peggiorata perché il personale diminuisce ogni giorno di più tra pensionamenti e trasferimenti, mentre prosegue la cattiva organizzazione del personale interno alla Sanp. Nonostante a Pompei ci sia una grande esigenza di tecnici, la Direzione non chiama in servizio a Pompei i restauratori distaccati presso altri siti». Sbotta Pepe, a capo di una continuata contestazione dell’operato organizzativo della soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro. «A Pompei anche il personale volenteroso è demotivato perché poco utilizzato e male organizzato, mentre l’amministrazione Sanp sfugge al confronto con il sindacato». E’ la conclusione di chi combatte da anni una battaglia iniqua contro il degrado di un monumento che, a parte il suo valore culturale, dà da vivere a molte famiglie. La speranza è che il ministro dei Beni Culturali del nuovo governo ritorni al modello di Soprintendenza autonoma per i Beni Archeologici di Pompei, anche perché tra i dipendenti (e non solo) molti sono convinti che i crolli sono iniziati da quando è avvenuta l´unione con la Soprintendenza di Napoli. Sfortuna o "mala archeologia"? A questa domanda solo Pepe e compagni possono rispondere. «Non presteremo il fianco a chi intende approfittare di questi spiacevoli episodi per mettere le mani su Pompei. Il nostro obiettivo rimane quello di concordare un piano di tutela per la messa in sicurezza del sito oltre alla valorizzazione e messa a reddito dell’intero patrimonio archeologico pompeiano». E’ la conclusione dell’ineffabile segretario Cisl di Pompei, che asupica l´intevento diretto dello Stato con la partecipazione dei privati, assumendo come priorità nuove assunzioni di custodi, tecnici e operai. MARIO CARDONE