A cura della Redazione
L’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Torre Annunziata, notificata nel carcere di Poggioreale al 31enne albanese Dedja Shfetim, già detenuto per altri motivi, segna la conclusione di una brillante operazione svolta dagli agenti del comando di pubblica sicurezza di Pompei, diretto dal vice questore aggiunto Maria Rosaria Romano, sotto la regia della Procura della Repubblica oplontina. E’ stato messo il primo tassello di un mosaico che porterà probabilmente a configurare, in un prossimo futuro, la composizione di tutta la banda ed al fermo dei delinquenti che con le loro bravate hanno terrorizzato il comprensorio vesuviano con rapine a mano armata e violenze conto i proprietari di appartamenti dell’hinterland, tra il comune di Pompei e quello di Boscoreale. Sono state contestati al delinquente albanese i reati di furto aggravato, rapina aggravata e lesioni aggravate in concorso con altri complici, in corso di identificazione. E’ chiaro che polizia e magistratura hanno in mano probanti indizi che fanno presupporre che il Dedja in carcere ci rimarrà ancora per molto, anzi il delinquente riceverà presto la visita dei compari che resteranno a Poggioreale a fargli compagnia. Le indagini sono partite, come è stato detto, da una serie di rapine nel Vesuviano, ma in modo più specifico da una denuncia di un malcapitato cittadino. Nello scontro diretto, uno dei delinquenti intimò, con una pistola in pugno, al denunciante di allontanarsi dal posto mentre gli altri due lo aggredirono, colpendolo al viso con un grosso cacciavite. Ecco, a farla breve, la giustizia è riuscita ad appurare, grazie a precise identificazioni fotografiche, che il 31enne albanese era proprio l’abietto delinquente che nella nottata della rapina denunciata il primo ottobre (in cui furono portati via soldi, gioielli e l’automobile di famiglia), colpì ripetutamente al volto la vittima per farla allontanare. Appena otto giorni dopo, il delinquente in questione fu arrestato a Boscoreale per tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La professionalità degli investigatori della Polizia di Pompei e l’abile regia della Procura di Torre Annunziata hanno fatto il resto, consentendo che da minuziosi particolari s’intuisse la colpevolezza del Dedja anche per le rapine operate in suolo pompeiano. Lo stile e soprattutto la violenza del delinquente si somigliavano. Il riconoscimento fotografico da parte del denunciante del primo ottobre ha fatto il resto. Le prospettive di vedere in manette anche gli altri complici sono buone. Si spera solo che i delinquenti nel frattempo non prendano il volo. MARIO CARDONE