A cura della Redazione
L’Unità Operativa di Chirurgia endoscopica della Seconda Università degli Studi di Napoli, diretta da Angelo Pezzullo insieme a Pietro Schettino ed alla brillante ricercatrice Manuela Avellino, di origine pompeiana, figlia del dottor Nicola, fornisce tra i primi centri del Paese l’impiego di tecnologia endoscopica potenziata da speciale videocapsula, prodotta in Cina. Non è il primo caso che l’intuizione della “fantascienza” opera da battistrada alla ricerca scientifica. Isaac Asimov, nell’opera “Fantastic Voyage”, descrisse la possibilità di costruire un sommergibile in miniatura, equipaggiato con esseri grandi quanto microbi, per esplorare l’interno del corpo umano al fine di riportare esami diagnostici ed interventi di microchirurgia. Trent’anni dopo, questa fantasia è diventata realtà quando è stata collaudata la prima capsula endoscopica. La video capsula è grande come una pillola di antibiotico. E’ composta da una cupola ottica, la lente, una illuminazione a LED, un sistema in grado di acquisire due immagini ogni secondo per circa otto ore, due batterie e un trasmettitore miniaturizzato. Il sistema di videoendoscopia è caratterizzato anche da un registratore portatile esterno per ricevere le immagini trasmesse dalla capsula, e da un computer con apposito software per la loro analisi ed interpretazione. Tale metodica, praticata in regime di day hospital, è indagine diagnostica d’avanguardia per individuare le alterazioni della mucosa intestinale e/o fonti di sanguinamento. Ad oggi, presso il servizio di Endoscopia chirurgica del Policlinico di Napoli, siamo arrivati a circa 150 esami effettuati in tre anni. La semplicità di esecuzione, il quasi nullo disagio del paziente, oltre al vantaggio diagnostico, rendono la V.C.E. una metodica privilegiata per la ricerca di patologie del piccolo intestino. I vantaggi della capsula endoscopica consistono nella possibilità di esplorazione del tratto gastroenterico, nella maggiore adattabilità ed assenza d’invasività. Molto interessanti le prospettive dell’endoscopia capsulare che prevede il miglioramento delle prestazioni tecniche ma anche possibilità d’indagini su esofago e colon. La videocapsula del colon può essere utilizzata, inoltre, per lo screening del cancro del colon-retto. Il futuro di questa scoperta punta alla progettazione di capsule intelligenti in miniatura, innovative in micro e nanotecnologia, per la diagnosi ed il trattamento del cancro all’intestino. Per questo motivo si sta studiando un capsula dotata di “zampe” che, come un ragno in miniatura, si muove all’interno dell’intestino senza dolore. In questo modo il medico potrà direzionare la telecamera in modo da visualizzare eventuali zone sospette di neoplasia ed eseguire gli accertamenti del caso. Le prestazioni diagnostiche saranno potenziate da sensori ottici, meccanici e biochimici, per valutare la sanità del tessuto in tutti i suoi aspetti. MARIO CARDONE