A cura della Redazione
La Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, a detta dell’Amministrazione comunale di Pompei, non tiene fede ai patti a suo tempo sottoscritti riguardo l’utilizzo dell´area antistante l’ingresso degli scavi archeologici, sito nel cuore della città moderna. E’ comunemente definito largo Anfiteatro (per la vicinanza all’ingresso omonimo) lo spazio demaniale recintato successivamente ai lavori pubblici di ristrutturazione, che fu dotato di una struttura in acciaio e cristallo destinata ad ospitare al suo interno gli stands dei servizi accessori (book office, deposito bagagli, ufficio informazioni, ecc.). La Sanp (al tempo presieduta da Guzzo) aveva, contestualmente all’avvio dei lavori, stipulato una convenzione con l’Amministrazione comunale pompeiana per la quale quello spazio restava al servizio della città. Vale a dire che poteva rimanere aperto, a richiesta, fino a notte tarda, ovvero fuori dalle ore di ingresso al parco archeologico. L´area fungeva per i cittadini e visitatori come uno spazio verde di passeggio e svago, utile specialmente nelle serate estive. Così non è stato, o per lo meno le lagnanze del consigliere delegato del sindaco, Alfonso Conforti, tendono a mettere in evidenza (cosa che purtroppo succede spesso dall’insediamento di Teresa Elena Cinquantaquattro al vertice della Soprintendenza) la scarsa collaborazione dell’Ente periferico Mibac a Pompei ed il Comune, che ha chiesto ufficialmente che nel corso della giornata, quando non ci sono particolari motivi ostativi, lo spazio antistante l’ingresso degli scavi di Pompei diventi tutt’uno con piazza Immacolata, che l’Amministrazione intende rilanciare per la vita sociale di Pompei ma anche per riservare un’adeguata accoglienza ai turisti (specie nei weekend). Per questo motivo dovrebbero rimanere aperti tutti e tre i cancelli che da via Roma introducono allo spazio recintato antistante l’ingresso degli scavi, e non solo quello centrale. MARIO CARDONE