A cura della Redazione
Il maltempo di questi giorni ha fatto accrescere l’elenco dei danni negli scavi archeologici di Pompei, il monumento dell’antichità romana che ancora rimane in piedi, nonostante l’inclemenza dei temporali della brutta stagione. Ad ogni annuncio, dopo il crollo della Schola Armaturarum dell’autunno 2010, la comunità mondiale torna in fibrillazione. Da allora, diversi altri crolli si sono succeduti ma la situazione è tornata poco alla volta sotto il controllo degli esperti della Soprintendenza, anche se non è stata ancora dotata di un personale sufficiente per provvedere alla manutenzione ordinaria, nell’attesa che vada a regime il programma di gare d’appalto europee per la manutenzione straordinaria, finanziato con 105 milioni di euro da parte della Comunità Europea. Questa volta, fortunatamente, il danno del vento è lieve ma soprattutto è possibile un restauro soddisfacente della parete danneggiata. Con il forte vento si è distaccato un pezzo di intonaco grezzo di circa un metro dal parametro esterno della parete orientale della cella del Tempio di Giove. I restauratori sono prontamente intervenuti a recuperare i pezzi distaccati. Saranno ricollocati sapientemente al loro posto. Le folate di vento della notte tra martedì e mercoledì hanno prodotto un limitato distacco d’intonaco della cella del Tempio di Giove degli scavi archeologici di Pompei. Il danno è stato scoperto in mattinata, nel corso del sopralluogo che regolarmente fa il personale di custodia, ed annotato, come prescritto dal regolamento interno, nell’apposito registro. Immediatamente avvisato il direttore del sito pompeiano, l’archeologo Alfonso Varone ha proceduto ad un attento sopralluogo per verificare l’entità del danno nel Tempio di Giove, collocato nel Foro. Il resto di un edificio risalente al secondo secolo avanti Cristo che deve l’appellativo al rinvenimento della testa di una statua appartenente a Giove. Risulta che l’intero complesso era stato dedicato alla triade capitolina. Vale a dire gli Dei che a Roma ricevevano il maggior numero di voti e sacrifici (Giove, Giunone e Minerva). Il tempio poggia su un alto podio già soggetto ad interventi di opere di restauro nella prima metà del ventesimo secolo. E’ caratterizzato da due ordini di colonne. A staccarsi è stata una limitata porzione di intonaco bianco-grigio presente su una parete non affrescata, che peraltro è stata interamente recuperata con il tempestivo intervento degli operai restauratori della Soprintendenza di Napoli e Pompei. La cella è dotata di pavimentazione a rombi di pietra policromi con una caratteristica lavorazione artigianale dell’epoca. MARIO CARDONE