A cura della Redazione
"Songs for Ulan" è lo spettacolo che andrà in scena al Pompeilab di via Astolelle venerdì 6 maggio alle ore 22 (ingresso euro 2,50). Pietro De Cristofaro, napoletano classe 1970, è il principale intestatario del Progetto Songs For Ulan. Dopo un debutto a proprio nome ("Reverse", del 2001) che riscuote poco successo sia commerciale che di critica, nel 2003 Pietro decide di affidarsi alle capacità artistiche e produttive di Cesare Basile e dà vita, insieme ad alcuni amici, a questo gruppo arrivando a pubblicare in tempi brevi un primo omonimo Ep. "You Must Stay Out", che nonostante la breve durata può comunque considerarsi l´album d´esordio, scorre lungo i solchi già tracciati dalla prova precedente, ballate folk-rock dai toni secchi e desertici intrise da venature di blues deviato o da colorazioni di alt-country di frontiera, con la voce solista mantenuta sempre in evidenza, molto più marcata rispetto alle trame sonore che le sono d´accompagnamento. Un disco di ballate, insomma, i cui riferimenti possono essere Mark Lanegan nei pezzi più animati (le cadenze di "The Counting Song", le esplosioni e i riverberi elettrici di "Little" o il blues dal passo pesante e scuro di "On My Hand"), ma anche il miglior Ryan Adams, nella dolce rassegnazione dell´iniziale title track. Nel folk lieve e pizzicato di "3 Submarines" o nelle malinconie di banjo, piano e archi di "Somebody Else Do It", possiamo trovare anche legami con il Jeff Tweedy e il Mark Linkous più sommessi e nostalgici, mentre gli echi lontani della tesa desolazione di "No More, No Less" possono ricordare lo Steve Von Till solista. I pregi del lavoro di De Cristofaro & friends sono diversi: "You Must Stay Out" mantiene costante una certa intensità e fa passare così in secondo piano anche episodi minori come la ballata "Julie" e il valzerino di "A Present" (con una fisarmonica che, immagino, si vorrebbe waitsiana, ma che invece ricorda più i Modena City Ramblers), le tracce sono tutte autografe, tranne la cover di "Secret Fires che fu di Jeffrey Lee Pierce, e tutte più che dignitose, la voce di Pietro dimostra personalità e i tappeti musicali, in particolare certe elettrificazioni di chitarra di Basile e Hugo Race, illustre ospite, funzionano alla perfezione. Volendo invece individuare i difetti, si potrebbe osservare che non esistono momenti eccezionali, canzoni che risaltano e che conferiscono un qualcosa in più e, cosa più grave, il minutaggio è troppo ridotto; la questione non è tanto della durata complessiva (35 minuti e spicci), ma di quella delle singole tracce, che più volte si concludono dando l´impressione di essere incompiute, come se ne fosse stato sfumato (o tagliato) il finale. Nell´insieme però il disco risulta essere una buona prova, che gli amanti di certo songwriting folk-rock non potranno non apprezzare, un´opera che dimostra ambizione e sicurezza, e che fa di Pietro De Cristofaro e dei suoi Songs For Ulan una bella realtà del presente da tener d´occhio anche in futuro.