A cura della Redazione
Chi viene a Pompei entra nella storia. Questo è il motivo per il quale Garibaldi arrivò in visita turistica nel già famoso sito archeologico vesuviano, meta prestigiosa del ceto intellettuale europeo. L’eroe dei due mondi avviò, appena dopo l’insediamento partenopeo, una serie di misure a fondamento del processo di unificazione culturale del Paese. Si avvalse dei consigli in materia di un intellettuale europeo del valore di Alessandro Dumas, da lui nominato “direttore onorario degli scavi di Pompei”. Dal primo momento Garibaldi prima, il re d’Italia in seguito, ebbero in grande considerazione il valore dello straordinario patrimonio culturale presente in Campania. Pompei è stato uno dei primi teatri della rivolta meridionale contro i Borbone: ebbe in Giuseppe Fiorelli, primo sovrintendente archeologo del Regno d’Italia degli scavi vesuviani e del museo archeologico di Napoli, un esponente di primo piano del processo risorgimentale che pagò con il carcere le sue idee liberali. Il direttore degli Scavi di Pompei, Antonio Varone, ha illustrato, insieme ad alcuni collaboratori le iniziative della Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei per le celebrazioni del 150º Anniversario dell’Unità d’Italia. Numerose sono le correlazioni tra l’archeologia vesuviana ed il processo di unificazione dell’Italia, che ebbe in Garibaldi un protagonista illuminato. Nell’ambito di tali iniziative c’è stata la presentazione del volume “Una camicia rossa a Pompei”, a suo tempo commissionato dal commissario all’emergenza Marcello Fiori. E’ stato, inoltre, illustrato dall’archeologo De Carolis l’itinerario delle domus scavate durante la fase di Unificazione e la mostra didattica “Gli scavi vesuviani e la formazione dell’Unità d’Italia”, composta di pannelli e opuscoletti didattici. MARIO CARDONE Nella foto, il percorso negli Scavi fatto da Garibaldi e dal suo Stato Maggiore