A cura della Redazione
Flop del condono edilizio a Pompei. Le licenze non arrivano, ne deriva che l’edilizia privata non è in grado di ripartire. Cadono in questo modo le aspettative di tecnici ed imprenditori locali che avevano investito sui condoni. Il comparto ha avuto esito fallimentare anche se non può essere attribuita la responsabilità esclusivamente al Comune perché i privati non hanno dimostrato interesse collaborativo. Cento pratiche di condono edilizio respinte dalla soprintendenza napoletana rappresentano la ciliegina sulla torta avvelenata che la pubblica amministrazione ha propinato al settore edile pompeiano, che puntava sui condoni per riprendere a respirare. Il dirigente del V Settore, Andrea Nunziata, difende l’attività del suo ufficio facendo notare che il disguido (delle pratiche restituite) è dovuto ad un cambio di normativa. Esse saranno istruite con una procedura abbreviata e rispedite in tempi brevi alla Soprintendenza dei beni ambientali. Sta di fatto che nel frattempo si è perso tempo e denaro pubblico mentre a tutt’oggi sono un centinaio le pratiche portate a conclusione positivamente. Un numero equivalente di domande di condoni è stato respinto. Se si tiene conto che le pratiche da definire erano all’incirca quattromilacinquecento viene spontanea la domanda: quando finirà il condono edilizio a Pompei, considerato che sono trascorsi i due anni che l’amministrazione si era data per definirle? Beninteso, il ritardo non è tutto addebitabile alla pubblica amministrazione perché i privati (ed i tecnici che li guidano) hanno le loro colpe, motivati dall’interesse di ritardare il pagamento degli oneri di urbanizzazione. Sul versante opposto si registra la lamentela degli utenti sul fatto che attualmente la società Rina (che ha ricevuto l’appalto dell’istruzione delle pratiche) avrebbe chiuso i battenti senza aver concluso il suo compito. Altre critiche si riferiscono ai ritardi della commissione ambientale, contestata dalla maggioranza che l’aveva nominata perché non erano funzionati i giochi sotto banco. Come spesso succede la divergenza politica si è conclusa a "tarallucci e vino" mentre la commissione ambientale si è insediata nel 2011 riservando le prime riunioni alle pratiche ordinarie e lasciando nel cassetto quelle di condono. MARIO CARDONE