A cura della Redazione
Pompeiviva, la fortunata iniziativa promozionale estiva degli scavi archeologici di Pompei, promossa dal commissario all’emergenza Marcello Fiori, sarà probabilmente “esportata” a Caracas per far vivere agli abitanti del Venezuela, insieme alla laboriosa comunità di italiani residenti, un tratto suggestivo dell’antica cultura romana all’ombra del Vesuvio. Un´istantanea fermata nel momento in cui il Vulcano lasciò nella storia dell’umanità i segni terribili della sua forza distruttiva, seppellendo sotto ceneri e lapilli ogni traccia di vita del territorio sottostante, insieme agli scheletri degli abitanti. Il progetto di portare in Venezuela questa storia di vita e di cultura è nato da una visita di martedì scorso agli scavi di Pompei di Giovanni Labella e della sua famiglia. Labella presiede l’associazione “Campani del Venezuela” ed é vice presidente della Camera di Commercio venezuelana. Nello specifico, il nostro qualificato compatriota sta vagliando la possibilità di reperire finanziamenti pubblici per riprodurre, nel corso della celebrazione in Venezuela del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, una copia fedele della domus di via dell’Abbondanza appartenuta a Giulio Polibio. In essa, insieme alla copia degli ambienti, gli affreschi e le suppellettili della casa originale sarebbero installati gli stessi congegni multimediali della casa di Pompei, concepiti da Claudio Salerno (dello staff di Fiori) e dai suoi collaboratori dell’Istituto per la diffusione delle scienze naturali. Nel corso della visita i turisti, a Pompei, hanno potuto entrare anima e corpo in un film di duemila anni. Lo stesso potrebbe succedere prossimamente a Caracas, dove i visitatori della mostra sarebbero messi in grado di provare le medesime sensazioni dei protagonisti di quell’antico paesaggio e dell’immane tragedia del 79 d.C.. Effetti speciali fanno comparire all’interno della casa il ricco proprietario che descrive la sua dimora, ricca di marmi intarsiati, mosaici e decorazioni. Nei vari angoli della domus e nel giardino sono stati ricreati “ad arte” gli stessi rumori, silenzi e suoni tipici del tempo antico. Suggestiva la scena finale con la materializzazione di una giovane donna incinta. MARIO CARDONE