A cura della Redazione
Il crollo della palazzina delle armi negli scavi archeologici di Pompei ha aperto un processo mediatico contro il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, la sovrintendenza di Napoli e Pompei ed il suo personale tecnico e di sorveglianza, e l’amministrazione di Pompei. Sono riapparsi su Youtube i filmati delle prostitute ed i transessuali che passeggiano nei pressi di Villa dei Misteri. Immagini che vengono tirate fuori ogni volta che si vogliono gettare palate di fango sul nome di Pompei. A nulla è valsa la precisazione fatta dal sindaco Claudio D’Alessio, secondo la quale lui con il crollo dell’antica domus non c’entra proprio nulla. Nella gestione del sito antico non ha mai contato nulla, quindi non ha neanche responsabilità. La metafora del fango è stata ripresa anche dai due funzionari (il professore Claudio Salerno ed il geometra Nicola Mercurio) che in qualche modo rappresentano presso la direzione di S. Paolino il commissario Marcello Fiori, perché hanno fatto parte del suo staff fino alla fine dell’estate. “In collaborazione con Fiori non ci siamo risparmiati per valorizzare Pompei nel mondo – si sono sfogati i due –. Ora, dopo questo incidente, pare che si faccia di tutto per gettare fango sulla sua immagine”. Riguarda le responsabilità del crollo si attende da un momento all’altro il comunicato dell’apertura di un’inchiesta formale. La Uil ha già fatto sapere con un comunicato del segretario generale Gianfranco Cerasoli che il responsabile è Bondi perché ha messo gli scavi archeologici di Pompei in mano a degli incompetenti. “Pompei ha bisogno di alcune centinaia di posti di lavoro tra archeologi, architetti, impiegati, restauratori, e custodi – ha argomentato, invece, la Cisl -. Niente succede dalla sera alla mattina –prosegue il responsabile del sindacato, Antonio Pepe -. Crolli e degrado sono la conseguenza di anni di incuria e abbandono. Sulla via dell’Abbondanza il crollo della palazzina delle armi è stato preceduto da tre incidenti dello stesso tipo". L’anno scorso, di fronte alla Casa della Giulia Felice, c’e stato il crollo di un muro di contenimento del terrapieno. Il 18 gennaio una frana del terrapieno alle spalle della Casa dei Casti Amanti fece crollare parte del muro antico. Il 2 novembre la pioggia torrenziale notturna creò un vero e proprio torrente che, scendendo a valle dal terrapieno sul retro, attraversò la Casa fino a via dell’Abbondanza trascinando terra e lapilli che ricoprivano il pavimento. La Casa fu chiusa per due giorni. A questo punto appare evidente che è necessario monitorare lo stato di sicurezza de 44 ettari di area archeologica, consolidando prima di un altro crollo il terrapieno che si trova sul lato Vesuvio della via dell’Abbondanza, MARIO CARDONE