A cura della Redazione
La gente immediatamente li ha chiamati “vice assessori”, non appena a Pompei si è sparsa la voce dei loro “incarichi” conferiti con tanto di delega a partecipare all’attività amministrativa che li inserisce a pieno titolo (ma la questione è controversa) nell’esecutivo di Claudio D’Alessio. Si parla di Carmine Lo Sapio e Vincenzo Vitiello, nominativi delegati dall’assessore Andreina Esposito (incaricata per la sanità, la qualità della vita e la formazione del personale ma soprattutto all’arredo urbano, per quanto riguarda il contributo di Lo Sapio) e Vincenzo Manocchio (deleghe ai lavori pubblici ed al cimitero). Stasera è indetta la seconda riunione per dibattere lo spinoso argomento. Sono stati chiamati a raccolta i consiglieri comunali dell’Udc e delle sue liste satellite per dirimere la questione. Pare che alcuni consiglieri comunali (si fa per esempio il nome di Antonio Ebreo, che in una recente riunione a Palzzzo De Fusco ha reagito violentemente alla notizia del conferimento dell’incarico a Lo Sapio) siano nettamente contrari ai nuovi indirizzi organizzativi che si sta dando l’amministrazione comunale. In primis c’é stata la levata di scudi da parte di alcuni consiglieri nei confronti di Lo Sapio, che in questo modo entrerebbe di fatto nell’esecutivo cittadino mentre si era impegnato (insieme ad altri) a restarne fuori fino al verdetto della magistratura sulla nota vertenza legale in cui sono contestate la regolarità delle varianti ai lavori pubblici della Fonte Salutare. In secondo luogo, la nomina ufficiale di delegati dell’assessore non pare sia regolare a rigore di legge né rientra nel regolamento comunale, anche se è vero che ci sono forme di collaborazione privata (volontaria o meno) con l’amministrazione comunale che sono previste dalla legge. Si tratta, a quanto pare, di dare la giusta misura agli incarichi di collaborazione, mantenendo il profilo basso senza strafare nel conferire nomine che possono determinare confusione nell’opinione pubblica. Nel frattempo D’Alessio è silente. Ha lasciato passare le deleghe conferite dalla Esposito e da Manocchio senza impegnarsi a mettere nero sul bianco. Aspetta di saggiare gli umori dei suoi collaboratori e della cittadinanza e regolarsi di conseguenza in un secondo momento. MARIO CARDONE