A cura della Redazione
“Pompei fa gola a molti ma quanta improvvisazione!". E´ l’ultimo intervento in ordine di data del segretario UIL MIBAC sulla gestione degli Scavi di Pompei. "Il problema è quale modello di gestione per i beni culturali”. Cerasoli è rimasto l’unico sindacalista con la guardia alta nei confronti della recente gestione commissariale, critico anche sulle nomine dei soprintendenti a termine. Solo la ribellione del ceto intellettuale ha suscitato qualche parziale risveglio. “La discussione di questi giorni su Pompei - afferma il sindacalista - vede interventi disparati tra chi conosce bene la realtà del sito (archeologico di Pompei) dal di dentro e tra quanti sono più o meno interessati ad entrare nella spartizione di una torta di grande valenza economica”. Si deve anche sottolineare che il dibattito su Pompei manca della distinzione fondamentale tra attività di tutela del sito archeologico e la sua valorizzazione ai fini turistici, che deve essere fatta con mezzi e competenze distinte. Alla fine, secondo Cerasoli, pare che l’unico problema di Pompei (secondo il ministro Bondi ndr.) sia quello di liberarlo dai vincoli della contabilità di Stato e dalle norme sui Contratti Pubblici, ricorrendo alle deroghe della Protezione Civile con il pretesto dell’emergenza. Dopo l’errore di Rutelli di accorpare la gestione dei beni archeologici vesuviani a quella di Napoli, Bondi rischia di peggiorare la situazione assumendo il modello della Fondazione. Bisogna al contrario - sempre secondo il comunicato Uil - dare nuovo impulso alle soprintendenze autonome, che tra l’altro non sono mai state realizzate in pieno. dando ad esse i poteri di deroga dalle norme dei lavori pubblici insieme alla gestione economica del personale. Un’iniziativa del genere consentirebbe alla direzione degli Scavi di Pompei di proseguire lo straordinario lavoro di restauro avviato da Guzzo senza peraltro disperdere il patrimonio di eccellenza professionale unica al mondo. La separazione tra il ruolo dei soprintendenti e quello dei dirigenti addetti al business turistico (figure professionali fin’ora improvvisate) si potrebbe sperimentare proprio con la gestione autonoma della soprintendenza di Pompei, tenendo presente che l’attività di conservazione deve viaggiare su un diverso binario dal mestiere di manager turistico, per cui si deve creare una nuova area culturale che metta le basi ad un modello inedito di collaborazione. MARIO CARDONE