A cura della Redazione
Questo è il periodo peggiore (a cavallo tra agosto e settembre) per i cittadini di Pompei che risiedono in via Ripuaria. Il fetore insopportabile proveniente dalle acque del fiume Sarno, specie durante la notte, costringe intere famiglie a trasferirsi presso la casa di parenti. Chi non lo può fare è costretto a vivere tappato in casa, nonostante il calore. La storia del fiume campano è universalmente conosciuta. Le malattie che esso provoca e l’impotenza dimostrata finora dallo Stato a bonificare le sue acque ed il territorio circostante, nonostante i miliardi di lire spesi e le iniziative intentate (ultima il commissariamento dell’attività di bonifica), sono oggetto di servizi della stampa e della televisione. Il calvario della puzza, che si aggiunge a tante altre forme di disagio (immondizia ed insetti di ogni genere) si ripete ogni anno in concomitanza della produzione di pelati ed altri conservati di pomodoro da parte delle fabbriche che insistono sul territorio. La storia è sempre la stessa: quando vengono beccati e sanzionati i responsabili dell’inquinamento aziendale gli imprenditori fanno scendere in piazza gli operai. A quel punto la salvaguardia dell’occupazione viene ritenuta più importante della salute pubblica e si finisce col chiudere un occhio per consentire alle fabbriche di pomodoro di portare avanti la produzione. La beffa più grande per i residenti della via Ripuaria e zone limitrofe è che il periodo di convivenza più insostenibile con i miasmi del fiume coincide con l’arrivo a domicilio delle bollette del Consorzio di Bonifica. Un Ente che sopravvive su base consortile solo per pagare lo stipendio ai dipendenti. Destra e sinistra a parole si dichiarano favorevoli alla sua soppressione ma nei fatti vige un accordo trasversale nel tenerlo in vita, altrimenti le sue funzioni passerebbero alla Regione che dovrebbe farsi carico del suo bilancio. Le maggioranze trasversali formatesi in aula con l’obiettivo di lasciare tutto com’è (vale a dire lasciando centinaia di famiglie a pagare ed a soffrire) hanno finora fin’ora prevalso nei confronti di qualche consigliere regionale che ha cercato di far arrivare a destinazione le lamentele dei comitati cittadini formatisi Pompei e nel vasto territorio interessato dal bacino idrografico del fiume Sarno, che comprende tre provincie ed una sessantina di comuni. MARIO CARDONE