A cura della Redazione
Anche se con inevitabile ritardo la sentenza della Corte dei Conti, che ha sancito l’incompetenza per la Protezione Civile per la tutela del sito archeologico di Pompei, dà ragione a quanti nell’ambiente della soprintendenza archeologica vesuviana, nel sindacato e nella società civile locale (ricordiamo anche numerosi interventi sul nostro giornale) hanno criticato la decisione del governo. Il quale, più che intervenire per la salvaguardia del patrimonio archeologico vesuviano, ha puntato a mettere le mani sui fondi vincolati per legge nei restauri dei monumenti per dirottarli parzialmente verso altre iniziative collaterali (come l’affido di cani abbandonati, una mostra sul rischio Vesuvio e tanti altri interventi), che, sotto la voce di Pompei Viva hanno riguardato iniziative miranti più la ricettività turistica che la tutela del sito archeologico. Ora Marcello Fiori, commissario delegato per l’emergenza, ha fatto già le valigie (a meno di nuovi ripensamenti, dato che nell’inizio di quest’anno è stato anche assunto nel ministero dei Beni Culturali come direttore generale). Recentemente la protesta è diventata più forte dopo l’operazione di restauro del Teatro Grande, in cui sono stati non solo denunciati lavori invasivi nei confronti dei resti archeologici romani preesistenti ma sono state nell’occasione enormemente dilatate le spese, peraltro (come risulta da una denuncia Uil) non regolarmente autorizzate. Il Teatro Grande nella gestione commissariale targata Fiore è diventato, difatti, una dependance del San Carlo di Napoli (nel probabile intento di coniugare due direzioni di Enti Culturali, entrambe affidate ad uomini di Bertolaso). In esso si sono tenuti questa estate eventi musicali gestiti dal Teatro San Carlo, trasformando l’antico teatro romano in una moderna arena a cielo aperto dove ogni estate saranno rappresentate gli eventi messi in campo dal teatro lirico napoletano. Il monumento degli Scavi archeologici di Pompei finisce in questo modo come spazio di servizio di iniziative che con l’archeologia non hanno nulla da spartire. Prova ne sia che gli stessi turisti che ogni giorno pagano il biglietto per visitare gli Scavi di Pompei trovano l’ingresso interdetto alla visita del Teatro Grande (argomento che è stato oggetto di una precisa denuncia alla magistratura da parte del sindacalista Uil Cerasoli). MARIO CARDONE