A cura della Redazione
Il rimpasto dell’esecutivo di Pompei, sostenuto dalla maggioranza bulgara, ha fatto scattare nuove iniziative di sciacallaggio organizzate da antichi nemici di Claudio D’Alessio con il sistema collaudato dei manifesti anonimi che è ancora impunito. In questo modo si offende il decoro della città e si dimostra che il largo consenso elettorale ottenuto un anno fa non è un baluardo valido per Claudio D’Alessio per preservarlo da attacchi imprevisti. Succede che ogni volta che il sindaco di Pompei assume decisioni favorevoli alla parte politica vicina a Carmine Lo Sapio, si abbatte una picconata su tutta la sua maggioranza. Torna in campo qualcuno che ha pronta la lista delle sue pendenze giudiziarie e di abusivismo edilizio, presentandolo all’opinione pubblica come il nemico pubblico numero uno. D’Alessio, per la sola vicinanza alle posizioni di Lo Sapio (che secondo i bene informati non è mai venuta meno), sarebbe causa d’inquinamento della tenuta legale della sua compagine (a parte la famosa partecipazione al banchetto nuziale con convitati “rispettabili”), anche se la sua maggioranza politica variegata dovrebbe essere garanzia di trasparenza. Lo Sapio, secondo le reiterate denunce anonime nei suoi confronti, é reo di abusivismo edile, inoltre figura nella rosa di amministratori inquisiti nel processo penale sulla variante della ristrutturazione del centro storico. Sta di fatto che il fenomeno dell’abusivismo ha raggiunto a Pompei una dimensione inquietante. La sole pratiche di condono edile sono quattromilacinquecento, una per ogni due famiglie pompeiane. Se la sua regia sta o meno nelle mani della camorra tocca alla commissione d’accesso stabilirlo, chiarendo nel contempo se i suoi tentacoli arrivano o meno nelle stanze di Palazzo De Fusco. Riguardo al ruolo politico avuto da Lo Sapio nell’ultima vicenda del rimpasto, bisogna considerare che non è sempre oro quello che luccica. Se da un lato é evidente che il conferimento delle deleghe al Personale ed all’Arredo urbano alla pediatra Andreina Esposito (che si avvarrà certamente dei suoi consigli) gli restituiscono indirettamente un ruolo che predilige, è altrettanto evidente che il leder di “Unità e impegno”, nella recente trattativa, non è riuscito ad evitare che D’Alessio scaricasse Ferdinando Uliano. Il ritiro, nei suoi confronti, della delega di vicesindaco, in vigenza di nomina esecutiva, è una vicenda seria, inedita e da non sottovalutare. Figura come declassamento. Produrrà probabilmente conseguenze politiche. MARIO CARDONE