A cura della Redazione
L’autodifesa dell’ex candidato a sindaco Giuseppe Tortora (Udc), l’avvenimento centrale del Consiglio comunale di venerdì scorso. Giorno in cui è stata presentata la nuova giunta targata D’Alessio, sorretta da una maggioranza bulgara (sedici consiglieri comunali). A criticare la scelta di Tortora di saltare dall’altro lato della barricata, passando in maggioranza, è il capogruppo del Pdl Michele Genovese, che ha ripreso argomenti già diffusi da un volantino SEL, appunto intitolato “trasformisti e trampolieri”, rilanciando l’etichetta di “trampoliere” creata per Tortora (allora avversario) da Claudio D’Alessio e compagni nel corso dell’ultima campagna elettorale. Ora che tra i due leader avversari pare tornata la pace (ma chi lo può dire?) il tormentone è gestito in primis dagli ex alleati di Tortora. “Mi compiaccio che Tortora abbia dichiarato di voler tener fede agli impegni della campagna elettorale”. Ha commentato ironicamente, al primo intervento in Consiglio comunale, Lello De Gennaro. Genovese, dal canto suo, nel mettere a nudo le contraddizioni in casa altrui, riguardo ai suoi avversari interni, vale a dire le persone che lo hanno fatto entrare in Consiglio, li ha liquidati come “politici da marciapiede”. L’opinione di alcuni della maggioranza è che se D’Alessio prospetterà al neurochirurgo di origine torrese un incarico istituzionale importante non ci penserà due volte a seguire l’esempio di Tortora. Il leader Pdl, forse non a caso, ha avanzato alla maggioranza la richiesta della carica di presidente del dell´Assise cittadina, mettendo in fibrillazione Ciro Serrapica, che stava facendo sonni tranquilli, una volta affossate le aspettative di Lello Matrone. Genovese ha chiesto anche un posto nel direttivo Aspide e la presidenza della prima commissione consiliare. La replica di Tortora è stata appassionata ma si è notato tra i colleghi anche qualche sorrisetto ironico. “La mia scelta - ha dichiarato Tortora - non è stata dettata dall’esigenza di trovare una sedia (non l’ha neanche definita poltrona) ma dalla volontà di migliorare la città di Pompei, dove la mia famiglia ha antiche radici”. Alla fine, il rimpasto della giunta è risultato l’ennesima vittoria politica di Claudio D’Alessio, che alla strategia di scuola democristiana aggiunge la furbizia dell’avvocato che preferisce un buon accordo ad una causa vinta. Alla fine D’Alessio non è uscito indenne dagli strali di Giulia Cerchia (commissario cittadino Udc) che non si è dimostrata accondiscendente nei suoi confronti, facendogli rimpiangere il fido Mancino, ai tempi spensierati del Pd: “E’ mancato nell’intervento del sindaco in consiglio comunale il riferimento al progetto politico”. MARIO CARDONE