A cura della Redazione
Un presidio di manifestanti è stato organizzato a Via S.Abbondio, 168. E’ la sede degli uffici della Cartiera di Pompei, dopo la chiusura della fabbrica. Gli ex operai hanno protestato per il ritardo dell’apertura del cantiere da parte di Coop Sette, la società capogruppo, che dopo l’acquisto del suolo industriale si è messa a giocare alle scatole cinesi: a chiedere i permessi di costruzione dal Comune di Pompei è stata la Fergos Srl (di proprietà Coop sette), mentre l’esecuzione dei lavori edili sarà della Surya Srl (con capitale sottoscritto da FinSeven, anch’essa "figlia" di Coop Sette). La presenza dei lavoratori ha impedito il taglio del cordone ombelicale che ancora li lega al primo datore di lavoro. Difatti, il ragioniere della Cartiera (unico supersite, anche lui licenziato a fine 2009) aveva avuto ordine dall’alto d’imballare le carte rimaste ed i documenti del personale della fabbrica di Pompei. Attestati che riguardano i dati della loro liquidazione, le bollette dei versamenti all’Inps ma soprattutto stava per volar via il dossier delle pratiche dei danni alla salute causati dall’amianto. Documenti e certificati che se fosse venuta a mancare l’iniziativa tempestiva degli operai sarebbero stati spediti. Ha allarmato tutti nella Cartiera la notizia recente del decesso di alcuni colleghi. Non hanno fatto in tempo a godersi la pensione perché sono stati colpiti da mesoterioma (il tumore causato dall’amianto). “Alcuni di noi si sono rifiutati di fare le lastre per la paura di scoprire di avere la malattia”. Confessa uno dei manifestanti operante nel presidio. “Sia il mesoterioma che l’asbestosi (altra malattia dell’amianto) può presentarsi anche con molti anni di ritardo”. Ha spiegato agli ex operai Giuseppe Tortora in qualità di medico. Giuseppe Tortora, il capogruppo UDC in consiglio comunale, come altri politici della maggioranza e di opposizione, ha portato di persona la testimonianza della sua solidarietà. Quasi cento famiglie sono in ansia per l’esito del tavolo sindacale convocato per il 17 marzo presso la Casa Comunale. Sono attesi i rappresentanti del gruppo Colleoni (proprietà Aticarta) e della Coop Sette, che è chiamata a fornire spiegazioni (sperando che siano le ultime) sul ritardo dell’apertura del cantiere. A questo punto è d’obbligo l’assunzione di responsabilità di far partire la richiesta di cassa integrazione in deroga in sostituzione dell’attuale mobilità che non garantirebbe più i giovani disoccupati, che sono circa un terzo del totale. La gente si aspetta in quest’occasione senso di responsabilità da parte di tutti: in primis i privati (Aticarta e Coopsette) e determinazione da parte degli Enti (Regione e Comune) che hanno promosso l’iniziativa di valorizzazione del sito industriale. MARIO CARDONE