A cura della Redazione
La commissione d’accesso si è insediata giovedì 21 a Palazzo De Fusco. Non è la prima volta per D’Alessio (foto), che già in precedenza ha avuto la visita degli ispettori della Prefettura. Allora riuscì a superare lo scoglio anche se gli fu presentata una corposa lista di “aggiustamenti” da operare alla sua gestione amministrativa. In questo caso, a far accendere i riflettori, è stata una interrogazione parlamentare presentata il 23 settembre dal senatore del Pdl, Enzo Nespoli. In essa si prefigura la presenza degli stessi personaggi che portarono alla precedente gestione commissariale, durata tre anni. Si addebita alla gestione D’Alessio il risvolto giudiziario dei lavori di ristrutturazione del centro storico con sette avvisi di garanzia (ancora in fase giudicante, che riguarda l’amministrazione precedente). L’argomento principale, sostenuto da Nespoli e successivamente diventato un ritornello mediatico contro D’Alessio, riguarda la partecipazione del primo cittadino di Pompei al banchetto di una nipote di un noto boss della camorra, Carmine Alfieri, ora collaboratore di giustizia, in compagnia di persone affiliate al clan camorristico Tamarisco – Cavalieri – Gionta, operante a Torre Annunziata e nei comuni limitrofi. A questo dato certo, seguono elementi indiziari dedotti dalla recente campagna elettorale. Nespoli ha riferito la “frequentazione di esponenti di primo piano dell’amministrazione e pregiudicati” e la spesa d’ingenti somme durante la campagna elettorale “di cui l’interrogante non conosce la provenienza”. A tutti questi elementi, Nespoli aggiunge considerazioni sulla ripresa del fenomeno criminale a Pompei, l’aumento dell’abusivismo, il rilascio di autorizzazioni amministrative senza controlli ed altri elementi che alla fine non hanno potuto esimere gli organi di governo dall´andare a vedere se c’è fondamento nelle accuse lanciate a D’Alessio ed ai suoi collaboratori. Elemento da non sottovalutare l’attacco violento dell’Arcivescovo-Prelato Carlo Liberati, che in questi giorni è lontano da Pompei. Liberati, negli ultimi tempi, non ha perso occasione per lanciare da ogni possibile pulpito accuse contro l’amministrazione della città anche se precedentemente era stato più vicino a D´Alessio. Nonostante tutto, il clima in questi giorni a Palazzo de Fusco è disteso. “Io e la mia amministrazione - ha affermato il sindaco Claudio D’Alessio - siamo tranquilli, forti dei molteplici successi che abbiamo ottenuto e che stiamo ottenendo. Non ultimo, quello di aver riportato la politica alla normalità restituendole, cioè, un’impostazione democratica e civile, con i toni e le aspettative che si addicono ad una città come Pompei”. D’Alessio ha assicurato alla Commissione d’Accesso la massima collaborazione. “La nostra azione amministrativa è cristallina”. Si è difeso D’Alessio che ha tenuto a sottolineare il risultato elettorale più che soddisfacente conseguito alle elezioni comunali. “Un risultato che ha lasciato l’amaro in bocca a coloro che avevano un piano di guerra per la conquista della città”. Con queste parole D’Alessio ha risposto a Genovese e compagni, che a suo parere, dopo aver conseguito un irrisorio risultato elettorale, hanno cercato di imboccare la strada legale forti dell’appoggio governativo. Poi il primo cittadino ne ha anche per Nespoli, autore dell’interrogazione parlamentare. “E’ un senatore estraneo al territorio, che non conosce Pompei, le sue peculiarità e l’azione amministrativa portata avanti in questi anni”. E’ la difesa di Claudio D’Alessio, che da bravo avvocato sfrutta ogni argomento a suo favore. “Le accuse che mi vengono rivolte sono gratuite e strumentali. Ciò nonostante, io e la mia squadra di governo proseguiremo lungo il cammino intrapreso senza lasciarci condizionare con la consapevolezza di aver operato nel pieno rispetto delle leggi e nell’esclusivo interesse della città”. E’ la conclusione di d’Alessio e di quanti stanno sulla sua barca. MARIO CARDONE