A cura della Redazione
Prima una strada che è stata intestata con una lapide a suo nome nell’area del mercato dei fiori di Pompei, all’estrema periferia occidentale della città. Vale a dire l’ex via vecchia per Castellammare di Stabia, dove al numero civico 26 si trova la palazzina della legalità sede della direzione regionale del Coordinamento Nazionale Antimafia. La stessa costruzione che una volta ospitava lo stato maggiore del boss Ferdinando Cesarano. Ora alla memoria di don Gennarino Carotenuto, il prete galantuomo che nello scorcio del secolo scorso si è fatto apprezzare per profonde doti di umanità oltre che per l’attaccamento alla sua missione sacerdotale, il comitato cittadino formato da instancabili ottantenni, che hanno avuto l’onore di conoscerlo, hanno chiesto al sindaco D’Alessio un rettangolo di terra nel cimitero di Pompei per costruirvi un monumento alla memoria. Un mausoleo dedicato all’ultimo parroco della storica chiesa del S.S. Salvatore (nella cui storia stanno le radici della nuova Pompei). E’ stato un parroco che ha mantenuto la semplicità della sua origine contadina. Ultimo esempio di ius patronatus fu chiamato con il voto dei capofamiglia, dal 1946 al 1965, alle funzioni di parroco dell’antica comunità che fu Valle di Pompei. Fu amato dalla gente (credente e non) per il suo stile di vita sobrio ed essenziale e le sue doti di uomo teso alla solidarietà sociale. Per un periodo l’Amministrazione comunale lo chiamò a presiedere l’Ente di Assistenza Comunale. Lui lo fece con scrupolosità e discrezione adoperandosi per soccorrere anche i poveri dignitosi che non figuravano negli elenchi ufficiali del Comune. MARIO CARDONE