A cura della Redazione
Si è registrata una reazione violenta, con attacchi personali, della componente forzista contro il manifesto di Sorrentino e Garofalo. La scintilla del dissenso ha generato un falò. Si è ricreata, pari pari, la medesima atmosfera di rissa nel Popolo della Libertà che ha caratterizzato la fase precedente alle elezioni amministrative. A quei tempi la lotta era tra chi doveva essere il candidato a sindaco, ora la tensione è dovuta all’approssimarsi del congresso cittadino. Sono indubbiamente periodi di divisione interna ma non si capisce perché si deve perdere il rispetto dell’avversario. Il confronto congressuale si è aperto sulla strategia di fare opposizione contro una maggioranza dai grandi numeri. La gente a Pompei é rimasta perplessa, però, dallo stile che ha caratterizzato almeno una parte dei seguaci pompeiani di Fini e Berlusconi. Le argomentazioni, in qualche caso sono state condite da ingiurie offensive, inammissibili, se si tiene conto che si tratta di politici che ufficialmente viaggiano sotto la stessa bandiera. Il manifesto, per la verità moderato, di “Alleanza Città” ed “Azione Giovani”, formazioni che fanno riferimento al consigliere comunale Arturo Sorrentino (in opposizione alla maggioranza di centrosinistra insieme a Michele Genovese) ed al giovane dirigente provinciale Enzo Garofalo (figlio di Nino che, se non ci sono stati cambiamenti, è ancora il coordinatore cittadino provvisorio del costituente Pdl) ha aperto la campagna congressuale, rivolgendo alla città un programma politico. Insieme alle proposte concrete per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali di Pompei non sono mancate le critiche dei due “alleanzini” nei confronti degli “amici rivali” per quanto riguarda la recente iniziativa di denuncia in consiglio comunale che ha poi portato alla richiesta di scioglimento dell’amministrazione, dopo due mesi dal sui insediamento. I due esponenti di partito “critici” rispetto alla linea adottata dal capogruppo in consiglio comunale hanno lamentato la mancanza di concertazione preventiva. Argomento che probabilmente ha innervosito il neurochirurgo Genovese, che lo ritiene infondato anzi, da quanto si legge nel suo comunicato, utilizzato in mala fede per nascondere chissà quale magagna. Genovese in un successivo documenti, firmato da lui oltre ad un’imprecisata dirigenza locale (che il giovane Garofalo ha messo in discussione). “Fautori del garantismo “a singhiozzo” che negano la collegialità della decisione”. Con questa argomentazione il capogruppo Pdl e la “dirigenza locale” hanno spiegato: “La vita amministrativa pompeiana è questione meno semplice di come scorciatoie estemporanee rischiano di rappresentarla. Estemporaneità che scontano il fatto di essere prive di senso – prosegue il documento politico – dietro cui si celano disegni politici perversi, ben diversi dalla realtà”. In estrema sintesi è palese il sospetto, dichiarato e colorito da aggettivi, che Arturo Sorrentino è un alleato sottobanco della maggioranza per interessi personali (e familistici). Ecco svelato il motivo (secondo Genovese e compagni) per cui il nemico interno (a questo punto bisogna definirlo tale perché si comporta da traditore) cerca di mettere i bastoni tra le ruote al carro “del cambiamento” del Partito della Libertà di Pompei. MARIO CARDONE