A cura della Redazione
Sono giorni di calvario per i residenti di Pompei lungo gli argini del fiume Sarno. Le famiglie che abitano lungo la via Ripuaria e nelle altre contrade della zona Sud non possono chiudere occhio durante la notte. Il fetore già insopportabile nel corso dell’anno dopo Ferragosto diventa ancora più aspro mettendo a repentaglio la salute fisica e mentale di chi è destinato a subire. Durante la notte non si può stare al chiuso a causa del caldo. Se si aprono balconi e finestre non si può respirare perché viaggiano nell’aria fumi di veleni che provengono dal Sarno. Alcune famiglie si trasferiscono per un mese a casa di parenti e di amici ma non tutti se lo possono permettere. Agli altri resta solo la sofferenza silenziosa o la rabbia impotente. L’unica speranza é che arrivi presto la pioggia a lavare l’aria. Se non ci pensa la natura da sola a reintegrare un minimo equilibrio gli interventi esterni sono vicino allo zero. Nessuno si ricorda di soccorrere quei figli di un Dio minore che vivono lungo l’argine del corso d’acqua più inquinato d’Europa. E’ un calvario annunciato in un’area che (a valle del corso del fiume) risente maggiormente i danni del disastro ambientale. Lo Stato ogni anno ingaggia una battaglia con i titolari delle fabbriche dei pomodori in scatola. Immancabilmente soccombe ad ogni puntata perché i conservieri a difesa dei loro interessi economici si fanno scudo degli operai che scendono in strada per difendere il posto di lavoro, contro i sigilli agli impianti di lavorazione per la mancata applicazione delle norme di tutela ambientale. Nelle fabbriche i depuratori ci stanno in bella mostra ma l’interruttore resta sempre in off. Altri lavorano a nero. Tutti giocano sulla pelle della gente. Alla fine il mantenimento dei posti di lavoro, precario e molto spesso a nero, vale di più della tutela della salute pubblica. Dell’inquinamento del fiume campano (bagna 3 province) si interessano diversi Enti (Commissariato contro l’inquinamento, Consorzio del fiume Sarno, Parco regionale fluviale) che assorbono soldi dalle casse pubbliche e dalle tasche dei residenti ma non hanno prodotto fino ad oggi risultati apprezzabili di bonifica del territorio per cui ogni fine estate torna a Pompei il fetore insopportabile. Quando ci sono le correnti “favorevoli” la puzza arriva fino al centro (Santuario e Scavi archeologici) mettendo repentaglio l’immagine turistica della città. MARIO CARDONE