A cura della Redazione
E’ prevista per domani, dopo un paio di rimandi, la proclamazione del nuovo consiglio comunale. Stappo augurale della bottiglia di spumante da parte del confermato primo cittadino di Pompei Claudio D’Alessio alla presenza (ci si augura) di tutte le componenti istituzionali destinate a dibattere nei prossimi cinque anni sulle sorti della città. Il consiglio comunale che esce dalle urne conferisce un forte successo, in termini di numeri e di presenze, a D’Alessio ed i suoi. Ben 15 consiglieri di maggioranza di centrosinistra mentre alla minoranza sono andati 5 consiglieri complessivamente, di cui 3 al centro e due al centro destra. Al forte consenso corrispondono responsabilità della stessa portata, alle quali, stando alle prime dichiarazioni, non pare che la maggioranza voglia sottrarsi. Ma una cosa sono le promesse altra cosa i fatti concreti. La sfida per la maggioranza è di riuscire a convivere responsabilmente, data la presenza di sei liste civiche con un contributo di ben 10 consiglieri svincolati da mandati politici sui 15 complessivi. A questo punto si capisce bene perché la dialettica all’interno della maggioranza assume un valore maggiore del suo stesso dibattito con l’opposizione. Il quinquennio che aspetta la città di Pompei è decisivo per il futuro della città. Si dice sempre così ma bisogna tener conto che nei prossimi anni deve essere varato il PUC. Portati ad ultimazione lavori pubblici rilevanti per l’impegno finanziario e l’impatto sul paesaggio urbano. Soprattutto con l’espletamento delle pratiche di condono e l’eventuale abbattimento delle costruzioni non a norma si deve mettere fine all’abusivismo dilagante, di ogni livello, che è un male storico della città, che ha fato arricchire i più furbi ai danni degli onesti cittadini. Tutto per dire che Pompei dovrebbe cambiare la faccia e tracciare le linee del suo sviluppo futuro. Può cambiare in meglio o in peggio, ma il pericolo maggiore è che passino i cinque anni avendo fatto ben poco di nuovo a causa delle solite pastoie della burocrazia ma soprattutto a causa del difetto connaturato alla nostra classe politica, molto più brava a demolire che a costruire. MARIO CARDONE