A cura della Redazione
Alle ore10, 30 di venerdì 15 maggio, alla presenza del primo cittadino Gennaro Cirillo, dell’assessore alla Cultura Raffaele Vitiello e di altre eminenti personalità, consegna del “Sillabario Napoletano” agli alunni delle scuole elementari di Trecase. Un interessante “Sillabario Napoletano” per i ragazzi delle scuole della Campania. È l’ultimo lavoro editoriale dello scrittore e poeta Nino Vicidomini. Patrocinato dal Comune di Trecase. Il libro, ennesima dimostrazione del legame viscerale che l’autore nutre per la sua terra, contiene nozioni di grammatica e poesie in “lingua nostra”. Secondo quanto si è appreso l’opera – pregevole epilogo di un lavoro di ricerca che Vicidomini ha compiuto per anni - sarà distribuita, in maniera del tutto gratuita, agli alunni delle scuole cittadine. Vicidomini, artista a tutto tondo, schivo ma al tempo stesso convinto della necessità di un impegno costante a difesa delle tradizioni popolari, ha compiuto una esauriente disamine della complessa grammatica alla base del dialetto più famoso al mondo. La prefazione del libro è stata curata da un esponente del mondo della cultura molto apprezzato, il professor Angelo Calabrese. Per l’autore, nato e cresciuto tra Torre Annunziata e Trecase: “Al tempo d’oggi, che tutto ha cambiato la nostra qualità di vita, va riecheggiando sempre più l’asserzione di un declino della nostra sonora parlata che continua a perdere sempre più smalto e consistenza. Fra qualche generazione rimarrà sì la particolare cadenza dialettale, tuttavia gran parte dei vocaboli tradizionali sarà scomparsa dal lessico popolare, così come asseriva tempo addietro Mario Guaraldi, introducendo le sue nuove ipotesi di semantiche della “Parlata Napolitana”. Noi non vorremmo rimanere passivi ad un lento sfacelo. Lo scopo principale di questo modestissimo tentativo vuole essere appunto come quello del sassolino lanciato nel lago. Vorremmo propagare una vasta onda di attenzione fra tutti quelli che, appunto, la pensano come noi e che hanno a cuore la drammatica situazione. Mai negare le proprie radici. Parlare, scrivere o cantare in dialetto napoletano non è per niente provincialismo ma segno di identità da preservare gelosamente”. Lo scrittore ha lanciato anche un appello alle istituzioni scolastiche, affinché dedichino alcune ore dei corsi a lezioni di “napoletano”.