A cura della Redazione
Venti seggi su trenta nel parlamentino del Partito Democratico di Pompei, sono numeri che spiegano, senza bisogno di dettagli, la misura della vittoria di “Pompei Democratica”, la lista della maggioranza amministrativa, al congresso di ieri. Gli atri dieci seggi sono andati alle liste di minoranza. Quattro a “Pompei Libera”, di La Marca e della consigliera nazionale del partito, Rosaria Longobardi (grande assente al congresso, ufficialmente per motivi di salute, ma si è detto nell’ambiente perché suo marito starebbe trattando con il Pdl. per candidarsi a primo cittadino, come indipendente in una coalizione di centro destra). Tre seggi sono andati a “Sinistra lavoro e solidarietà” dell’ex consigliere comunale Ciro Serrapica, vicino ad Oddati; due ai democratici riformisti europei, ed infine un solo seggio alla lista riformisti coraggiosi, del consigliere comunale d’opposizione Carmine Cirillo. Un altro numero che ha fatto brillare gli occhi alla classe dirigente del Partito di Veltroni è stata l’alta percentuale dei votanti, pari al 76,8% dei 1.518 iscritti. Un successo di numeri che ha fatto contenti i vincitori, riaffermando la leadership di Claudio D’Alessio insieme a Carmine Lo Sapio, che si è confermato l’uomo forte dell’asse, con cinque amici piazzati nel direttivo. “Ha vinto la democrazia”. E’ stata la dichiarazione del primo cittadino, anche se si è rammaricato di non essere riuscito a portare in porto la mediazione, verso cui si era impegnato, per evitare il ricorso alle urne. Ora tutti commentano l’argomento a carte scoperte. Sarebbero stati tutti d’accordo, tranne uno. E’ stato Ciro Serrapica, approdato al Partito Democratico dopo la crisi di Rifondazione Comunista, a mettere i bastoni tra le ruote. D’Alessio, aprendosi con i suoi, si è rallegrato apertamente per la dimostrazione di forza che è riuscito a dare alla città alla vigilia delle elezioni amministrative. Ora si aspetta di cogliere i risultati di tanto successo. Intende piazzare il suo fedelissimo, Domenico Mancino, alla direzione del partito. Vicesegretario dovrebbe essere nominata una donna della minoranza. E’ stato fatto il nome della Marzullo, vicina a Rosaria Longobardi. Alla fine c’è solo la delusione in chi ha fatto notare l’assenza del dibattito politico, riducendo tutto ad un confronto di numeri, mentre nel seggio elettorale sono risultate addirittura assenti gli elenchi dei canditati delle cinque liste in competizione. MARIO CARDONE