A cura della Redazione
C’è l’attesa a Pompei tra i sostenitori del Partito Democratico per le notizie che devono arrivare dal tavolo di mediazione presso segreteria Provinciale di Morando, aperto con i capo corrente per concordare la spartizione delle 30 poltrone del direttivo cittadino. Il congresso del Partito Democratico di Pompei è stato fissato per sabato prossimo 31 gennaio. Il sindaco Claudio D’Alessio, che in questo caso funziona da mediatore politico, ha messo a punto una proposta valida per le anime del partito di Veltroni nel Centro vesuviano. I dirigenti napoletani hanno fatto opera di persuasione presso i dirigenti politici di Pompei per un accordo a tavolino che escluda il ricorso alle urne con liste concorrenti. La scusa ufficiale di bandiera è basata sulla ricerca di un profilo unitario della direzione locale. Nei commenti degli ambienti bene informati si ammette, però, che si vuole evitare il rischio di un flop, chiamando al voto i 1518 tesserati di novembre. Si teme una bassa partecipazione, dopo le delusioni per la politica nazionale e Campana del partito, dentro e fuori le Istituzioni. A queste considerazioni si aggiunge il malumore per la recente vicenda giudiziaria dell’Amministrazione locale, che ha portato nella città degli Scavi il dibattito sulla questione morale. Il raggruppamento politico che esprime la partecipazione di consiglieri e amministratori della maggioranza a Pompei è il primo per numero di tessere, nella partecipazione al congresso cittadino. Ci sono altre tre formazioni: i Riformisti, il gruppo che si riferisce alla dirigente nazionale del Partito Democratico, Rosaria Longobardi, e quello che fa capo all’ex consigliere comunale Ciro Serrapica. Sono divisi tra loro, ma sono tutti contrari alla leadership di D’Alessio e Lo Sapio nel partito e al comando nel Comune di Pompei. Molti si chiedono, a questo punto, a cosa serve celebrare il congresso di sabato se non si fanno i conti e non si sciolgono i nodi del dissenso che attraversa il corpo civile. Alcuni militanti di base avrebbero preferito un franco tentativo di componimento della politica (di uomini e di programmi) con il sistema democratico delle mozioni e dello scrutinio segreto. Ci poteva essere divisione all’inizio, ma poi sarebbe stata raggiunta successivamente una linea di condotta condivisa dalle persone, che non rappresentano solo tessere. Gli avvenimenti degli ultimi giorni, che sono sotto gli occhi di tutti, dimostrano già in parte che si rischia di rappresentare lo spettacolo di un congresso di facciata. Difatti ci sono esponenti politici, tra i partecipanti al convegno di sabato prossimo che fanno già parte di altri tavoli. Stanno preparando alleanze che a giugno si propongono di scendere in campo contro il sindaco in carica, se si ripresenterà candidato senza prima passare per le primarie. MARIO CARDONE