A cura della Redazione
La “Serra d’arte” è un modello di architettura applicato all’economia agricola di Pompei. Dimostra come un elemento dell’economia locale (la produzione per il locale mercato dei fiori) diventa una fattore di risparmio energetico e nello stesso tempo elemento di miglioramento dell’ ambiente e del paesaggio circostante. L’argomento, che è stato tema di una tesi di laurea, è una delle numerose iniziative di ricerca che puntano a caratterizzare il piano urbanistico comunale di Pompei. L’iniziativa del progetto delle serre e tante altre della stessa natura sono state presentate mercoledì pomeriggio a Palazzo De Fusco. L’amministrazione di Claudio D’Alessio punta, in questo modo, a rilanciare l’immagine e la vita della città. La ricerca è partita dalla facoltà di architettura e si è allargata a tutta la seconda università di Napoli. Si è giovata della partecipazione di docenti e ricercatori di numerose discipline, al fine di programmare il futuro sostenibile del territorio di Pompei, in un rapporto di collaborazione tra il ceto amministrativo e l’ufficio di piano. Mira alla condivisione popolare. “Città della conoscenza” è l’etichetta data al modello di Pompei futura da Carmine Gambardella, vicesindaco e docente universitario. Gambardella è il deus ex machina, fa da cerniera tra la politica e la ricerca. Il progetto tende a portare un piano urbanistico comunale disegnato sulla vita economica e sociale della città. L’attesa è per un finanziamento di 200 milioni di euro, dopo che il PUC (entro il mese di aprile del 2009) arriverà sul tavolo dell’esecutivo regionale della Campania. Al momento ne sono state illustrate le linee guida. Individuati i punti di forza e quelli di resistenza, che caratterizzano la città degli Scavi archeologici e del Santuario della Madonna del Rosario. Pompei richiama complessivamente circa sei milioni di turisti all’anno. Un impatto notevole per il tessuto urbano, che non riesce ad ospitarli perché manca delle strutture adatte alla sua naturale vocazione dell’accoglienza in un contesto complessivo di qualità della vita, che mette al primo posto l’integrazione delle periferie con il centro storico della città moderna. Ma Pompei, è stato detto nel corso del convegno, non è solo turismo, non è solo Scavi e Santuario. Ci sono elementi portanti come l’assistenza sociale, la floricoltura le attività legate a due parchi regionali (Vesuvio e Sarno). “Si tratta di riempire spazi vuoti, ma anche di impedire che le piazze del centro siano chiuse con i cancelli”. Il richiamo del vicesindaco Gambardella è chiaramente rivolto ai responsabili dei maggiori monumenti della città (Santuario e Soprintendenza archeologica) perché il primo tiene sfitti edifici monumentali, mentre il secondo ha chiuso con il cancello a piazza Anfiteatro, sottraendo, secondo il vicesindaco, spazi vitali per la popolazione residente. MARIO CARDONE