A cura della Redazione

Rigettata l'istanza presentata da Carmela Sermino per ottenere i benefici economici ed il risarcimento danni per i familiari delle vittime innocenti di camorra.

A decretarlo, con una sentenza pubblicata il 17 novembre scorso, la giudice del Tribunale di Napoli - Sezione Lavoro, Manuela Fontana.

La vedova di Giuseppe Veropalumbo, ucciso da un proiettile vagante la sera del 31 dicembre 2007 mentre stava festeggiando l'arrivo del nuovo anno, aveva chiesto al Ministero dell'Interno di riconoscere Giuseppe quale vittima innocente della criminalità.

Tra l'altro, la stessa giudice è "protagonista" di uno strafalcione contenuto nella prima pagina della sentenza. Carmela, infatti, viene indicata con il cognome Sequino e non Sermino. Circostanza che in ogni caso non va ad inficiare il contenuto del provvedimento.

Per la giudice mancano le condizioni affinché Veropalumbo sia riconosciuto come vittima innocente di camorra, dal momento che per il suo omicidio non c'è ancora il nome del killer (tutte archiviate le inchieste fino ad ora condotte) e la stessa uccisione non è, in sostanza, ascrivibile ad un contesto di lotta tra sodalizi criminali per favorire questa o quella organizzazione da cui si è generato l'episodio.

«Io le sentenze le rispetto, anche quando, come in questo caso, mi danno torto - scrive Carmela sulla sua pagina Facebook -. Non accetto, però, che la sciatteria di questa signora (il riferimento è alla giudice Fontana, ndr) non manifesti rispetto per la morte di mio marito, per la mia storia, per il mio impegno, per la mia dignità. Il mio cognome è Sermino e questa signora giudice non si può permettere il lusso di storpiarlo in Sequino (con tutto il rispetto per chi si chiama Sequino e che come me ha subito un torto irreparabile). Chiederò giustizia anche per questo e da qualche parte, come a Berlino, ci sarà un giudice degno di questo nome».

Nella sua battaglia, però, Carmela (attuale presidente dell'Osservatorio per la Legalità del Comune di Torre Annunziata) non è sola. Al suo fianco ci sono la fondazione Polis di Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista de Il Mattino ucciso il 23 settembre 1985 dalla camorra, e l'associazione UnPopoloinCammino, nata a seguito dell'assassinio di Genny Cesarano. «Continueremo ad urlare, insieme a Carmela e a sua figlia, che Giuseppe è vittima innocente di camorra - scrivono i referenti della rete contro le camorre -. Nulla lo riporterà indietro ma pretendiamo verità e giustizia, per Giuseppe e per tutte le altre vittime. La battaglia di Carmela è la battaglia di tutti noi!».

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