A cura della Redazione

A 96 anni, nella residenza presso la Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, è morto padre Michele Corcione, gesuita che nell’Ordine rivestì per ben due volte il ruolo di Padre Provinciale, riferimento gerarchico per tutta l’area meridionale, dall’Abruzzo alla Calabria. Teologo, autore di pubblicazioni per ragazzi, professore nei licei cattolici, negli ultimi decenni ha vissuto presso la Casa di Grottaglie, in provincia di Taranto. Ha sempre conservato rapporti con Torre Annunziata, sua città natale, attraverso i numerosi nipoti, figli dei fratelli Francesco, Sisto, Vincenza, Emilia e Domenico. I funerali si terranno martedì 12 gennaio, alle 10.30, nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli.

Ci sono presenze che influenzano le nostre vite anche se il contatto nel tempo diventa sempre meno frequente, quasi occasionale. Parlo a nome dei miei cugini, lo faccio senza averli interpellati, ma credo di interpretarne lo spirito: per tutti noi Corcione, Langella, Giordano, zio Ninì era un faro, di quelli pronti ad accendersi non appena ci fosse bisogno della sua luce. Per indicare una via, per mostrare un ostacolo da evitare, per giustificare la morte non solo con la fede, qualche volta anche per invitare alla retromarcia, quando la strada scelta avrebbe portato verso mete illusorie. Il fatto che fosse un sacerdote ne aumentava, per qualcuno, il carisma, ma - e stavolta parlo per me – la sua autorità non gli proveniva dall’abito. Era la sua testa che affascinava noi ragazzi: la sua capacità di affrontare il problema sempre dalla parte giusta, quasi mai dal punto di vista più scontato. Conquistò tutti noi di famiglia con la Vita di Gesù e la Vita degli Apostoli, due libri che leggemmo tutti senza che ci fosse bisogno di incoraggiamenti genitoriali: un esempio di scrittura divulgativa che vale più di cento manuali. Lo abbiamo visto tutti troppo poco, solo Alessandra, la pronipote che l’ha amorevolmente accompagnato nell’ultimo tratto della vita, può custodire ricordi recenti sistematici che ne avranno sicuramente arricchito lo spirito e che ora la elevano a preziosissima testimone. Beata lei alla quale dobbiamo un colossale grazie, beati anche noi che con qualche rimpianto ora ne custodiremo la memoria. Riposa in pace, zio Ninì. (m.c.)