A cura della Redazione

Settimo Memorial Giuseppe Veropalumbo. Associazioni sportive, istituzioni e il sindaco Giosuè Starita insieme alle famiglie delle vittime innocenti di camorra riuniti a Palazzo Criscuolo per non dimenticare.

Otto anni fa, la sera del 31 dicembre 2007, il carrozziere 30enne stava festeggiando il Capodanno con la sua famiglia quando un proiettile vagante lo uccise. Una morte assurda, figlia della stupidità e della irresponsabilità di qualcuno (non ancora individuato) che in un attimo ha distrutto la vita di un giovane e dei suoi cari. Giuseppe lasciava così la mkoglie Carmela Sermino e la piccola Ludovica, nata solo pochi mesi prima.

Prende la parola Pinuccio Fazio, padre di Michele Fazio, ragazzo di 16 anni ucciso dalla mafia a Bari Vecchia il 12 Luglio del 2001. Inizia raccontando la vicenda di quella giornata, mentre aspettava suo figlio che rincasasse. «Siamo rimasti nel silenzio fino al 2003, poi il caso viene archiviato senza che ci fosse stata giustizia. A questo punto ho chiamato la stampa sfogandomi con loro, dopo qualche giorno le istituzioni bussarono alla mia porta, a maggio 2004 vennero arrestati i colpevoli e nel 2008 il caso viene finalmente chiuso»
Fazio ricorda ai presenti che la storia della vicenda è scritta nel libro “Il grido e l'impegno. La storia spezzata di Michele Fazio” di Francesco Minervini. Infine, sottolinea come oggi, grazie all’impegno e alla lotta, Bari Vecchia è diventato un quartiere libero dalla mafia.

«L’ho detto a Bari, ora lo dico a Torre Annunziata: riprendetevi la vostra città!», ha concluso Fazio.

È il turno di Alfredo Avella, padre di Paolino Avella, ragazzo di 17 anni ucciso a San Sebastiano al Vesuvio il 5 aprile del 2003. Parla del senso della “memoria”. «I confini non esistono. La memoria non è un luogo comune, dobbiamo raccontare la tragedia ma anche le risposte che si danno per poterle prevenire. È importante - prosegue - che si vada a parlare nelle scuole. La memoria può assumere tante sfaccettature, tutti possiamo cambiare qualcosa».

Antonio D’Amore, referente provinciale di Libera, afferma che «La camorra si combatte con il lavoro».

Alessandra Clemente, assessore al Comune di Napoli, Giuseppe Veropalumbo, per non dimenticare. parla dei valori come arma contro la malavita. «La camorra è cosi forte perché ha tanti alleati attraverso l’indifferenza. Noi possiamo perdere qualcosa, ma l’importante è non perdere noi stessi. La memoria diventa una benzina, chi prova dolore sa reagire», conclude ringraziando l’associazione Libera e invitando le Amministrazioni ad avere il dovere di riempire i “vuoti” della società.

Dopodichè consegna delle targhe di riconoscimento all’impegno al sindaco Giosuè Starita e a Carmela Sermino, moglie di Giuseppe Veropalumbo.

Visibilmente commossa, Carmela ringrazia i presenti e chiede di fare “rete” per essere tutti vicini attivamente per combattere la malavita. Infine legge una poesia dedicata a suo marito scritta da Antonio Trillicoso.

L’ultimo intervento è del sindaco Starita. Parla di coraggio e libertà, di rispetto delle regole. «Il sistema della camorra va contrastato con il sistema della solidarietà».

L’incontro si conclude con la consegna, da parte di Carmela Sermino, delle pergamene alle associazioni sportive presenti tra cui: Mara8, Fiamma Torrese, Boxe Vesuviana, CBTA, Basketorre, Azzurri, Circolo Nautico Arcobaleno.