A cura della Redazione
Palazzo Fienga, al contrario di quanto oggi rappresenta, in epoche non dubbie è stato uno dei simboli strategici e di “facciata” dell’alta borghesia locale. I Fienga, industriali di origini partenopee e proprietari terrieri, furono i primi, insieme agli Orsini, che nel periodo post unitario credettero nelle alte potenzialità commerciali che la Marina riservava tanto da investire, in soccorso al nuovo Stato, ogni loro sforzo nella creazione del nuovo attracco torrese e per la realizzazione del polo portuale dei depositi combustibili. Da qui maturò la scelta di imperniare a Torre Annunziata la loro dimora con la costruzione di uno dei Palazzi più maestosi della città. Come è capitato per la totalità degli edifici gentilizi torresi nel dopoguerra, anche Palazzo Fienga, lottizzato e suddiviso a terzi, è stato vittima della decadenza della potenza economica e industriale locale. Negli anni la storia, poi, ha voluto riservare al luogo periodi e personaggi di non felice riproposizione, anche perché hanno caratterizzato le sue pagine più tremende e nere. A parte quello che la storia contemporanea ha voluto farci ereditare, in relazione alla scelta di far evacuare lo stabile, bisogna porsi tante domande per questioni di onestà intellettuale. Quanti edifici in tutta Torre Annunziata riportano la stessa qualità di stabilità strutturale di Palazzo Fienga? Fatta una valutazione, allora, possiamo dire che più del cinquanta per cento dell’area urbana, paragonata a quasi l’intera estensione del centro storico cittadino, sarebbe da abbattere in quanto le condizioni di fatiscenza sarebbero le stesse, se non ancora peggiori, dello stabile di via Bertone. Sicuramente oggi, vista la pesante crisi di investimenti che vive la città, sarebbe utopico pensare ad un complesso piano di riqualificazione atto a ridonare un nuovo assetto urbano lì dove ancora giacciono scheletri risalenti al lontano gennaio 1946, quando il centro storico fu devastato dal famoso scoppio dei carri. E’ oltremodo insostenibile però pensare che Palazzo Fienga, a seguito del suo sgombero, possa divenire un’ulteriore mostruosità da gestire e lasciare in abbandono finché il tempo non faccia la sua parte. Torre Annunziata non se lo può permettere, anche se per ora il dramma sociale che ne deriva è la priorità da affrontare, dove l’impegno che le Istituzioni locali dovranno dedicare dovrà essere profondo, prima che si prospetti un grave fallimento della gestione di un’emergenza. VINCENZO MARASCO