A cura della Redazione
Basta guardarsi in faccia per capire come va. La Notte Bianca dell’antivigilia di Natale a Torre Annunziata è stato un fantastico specchio nel quale abbiamo visto riflesso l’umore della nostra comunità. Decine di migliaia di torresi in strada fino a tardissima ora, per una volta sorridenti, felici di incrociare i propri sguardi con quelli del prossimo, per una volta sicuri di non doversi difendere dagli altri. La dimostrazione che la normalità può abitare anche qui. Auguri, auguri, auguri: più che una promessa, è un tentativo di esorcismo. Proviamo a scacciarlo così il demone, stringendoci tutti, facendo massa. Poi verrà il momento delle idee, fondamentale per cambiare davvero. Questo è solo un ottimo inizio. Mai come quest’anno dobbiamo farceli, gli auguri. Ne abbiamo bisogno, da soli non ce la faremmo a superare questa coda della crisi. Confidando davvero di essere arrivati alla coda. Un po’ di speranza arriva dalla Confindustria per una volta leggermente ottimista: chi produce dovrebbe avere il termometro dell’economia, quella visione rosa pallido rincuora. A giudicare da quel che vediamo noi, anche in queste feste natalizie, spazio per le buone novelle non ce n’è molto. Non c’è nessuno che non si lamenti, che non esponga cifre di bilanci in rosso. Fa niente se anche il risparmio cresce, quello è l’effetto della paura che si è impadronita di tutti, he paralizza. Qui, a Torre, se possibile siamo messi peggio e nessun indicatore volge l’indice verso la zona positiva. E allora vai con gli auguri: un salto di fede per non essere affossati dalla logica. Dobbiamo farsi trovare pronti quando il vento cambierà. Non so se sia stato fatto tutto, certo che attrezzarsi non deve essere stato facile. Nessuno concede credito, ma finanziamenti pubblici ancora sì. E a questi dovremo aggrapparci. I conti sono stati fatti di recente, le occasioni potrebbero moltiplicarsi, basterà afferrarle tutte evitando di lasciarsele sfuggire. Vale per il porto da liberare dalla sabbia, per la bretella che finalmente dovrà congiungere la zona portuale alle autostrade, per il mare che aspetta il suo recupero definitivo alla balneabilità, per il patrimonio archeologico che (con un assessore super entusiasta) pretende la sua valorizzazione. Ma vale soprattutto per un cambiamento che non ha bisogno di finanziatori: il cambio di mentalità. L’appello alla legalità sempre più ricorrente deve tramutarsi in comportamenti, in abbandono della connivenza che spesso diventa complicità passiva. Eccolo l’augurio più sentito, quello che dobbiamo fare a noi stessi: come nelle letterine di Natale, promettiamo di diventare meno polemici e più produttivi. Più buoni lo stiamo diventando, nei fatti. La mensa dei poveri vive della partecipazione popolare, e non sempre partecipano i più ricchi: questo è un segno concreto di solidarietà vera, molto al di là del pietismo. Servono idee, non veti. Nella politica come nelle chiacchiere di noi comuni cittadini. Io, per esperienza quotidiana, credo che dai giovani possa provenire la carica giusta, la spinta verso il mutamento. Ma occorre dar loro spazio, nella scuola e nella vita. Più volte ho lamentato da questa Stanza l’assenza di una vita associativa che sia di pungolo alle istituzioni, che “rompa le scatole” perché le cose non solo si annuncino, ma si facciano. E questo non è un augurio, ma una chiamata alle armi: ragazzi, Torre conta su di voi, non accontentatevi di far da spettatori, diventate protagonisti. Un ultimo augurio al vecchio Savoia: lottiamo tutti insieme per salvarlo. Il valore di una città non dipenderà dalla classifica della sua squadra di calcio, ma vedersi rappresentati così in basso nella graduatoria del campionato è spettacolo triste. Almeno quanto lo stadio semivuoto, abbandonato da chi lo affollava l’anno passato, in una serie inferiore. E’ un atto di autolesionismo, diventato una nostra specialità. Dal 2015 non dovrà essere più così. Auguri a tutti. MASSIMO CORCIONE