A cura della Redazione
Michele Del Gaudio (nella foto), ex magistrato e parlamentare, scrive al Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata in merito al mancato scioglimento del consiglio comunale per condizionamento camorristico. Partendo dal presupposto che la Commissione d´accesso, nella sua relazione conclusiva, si era espressa favorevolmente allo scioglimento, il dott. Del Gaudio chiede un ulteriore approfondimento della magistratura per accertare "eventuali reati e punire i colpevoli". Ecco il testo dell´esposto: Al Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Oggetto: scioglimento consiglio comunale Torre Annunziata per condizionamento camorristico. Ill.mo Signor Procuratore, il 04-08-2011 ho avanzato istanza in tal senso al prefetto di Napoli, il quale ha subito interessato le forze dell’ordine per “ogni utile necessario approfondimento”. Si sono poi aggiunte altre vicende anche dopo le elezioni del 2012, tanto che il ministro dell’Interno il 14-03-2013 ha delegato il prefetto ad esercitare i poteri di accesso ed accertamento di cui al DL 629/1982. Questi il 27-03 ha nominato la commissione, che il 01-08 ha presentato il suo resoconto, consentendogli il 05-09 di relazionare al ministro, il quale il 07-11-2013 ha decretato la conclusione del procedimento per insussistenza dei presupposti dell’art. 143, c. 2, del Dl 267/2000. Il 15-11-2013 il quotidiano Metropolis ed il settimanale TorreSette hanno pubblicato la notizia, mettendo in evidenza però che i commissari si erano espressi per l’epilogo dell’organo assembleare. Il 04-03-2014 Metropolis ha riferito che il sindaco ha ricevuto dalla prefettura due elenchi, uno da comunicare ai consiglieri, uno da tenere segreto, contenenti prescrizioni, raccomandazioni, consigli. Quello pubblico riguarda i mancati abbattimenti degli abusi edilizi e i lavori di piazza San Luigi nel rione carceri, feudo del clan Gionta. Senza scomodare la discrezionalità delle autorità competenti, ben diversa dall’arbitrio, sorge il dubbio di divergenze fra relazione commissariale, prefettizia e decreto ministeriale, privo di motivazione, rimessa al richiamo all’atto del prefetto, i cui recenti precetti avvalorano proprio l’ipotesi della posizione sfavorevole da parte dei funzionari. Se fosse vero, il prefetto li avrebbe smentiti, sicuramente avvalendosi di ulteriori ed antitetiche indagini, allegate al suo rapporto al dicastero. Se invece non avesse compiuto altre verifiche, avrebbe dedotto l’inverso dagli atti della commissione. Se infine vi si fosse uniformato, optando per lo scioglimento, il ministro o si sarebbe basato su dati in suo possesso differenti da quelli dei commissari, oppure avrebbe deciso in contrasto con gli elaborati prefettizi, pur richiamandoli, senza contraddirli, nel suo provvedimento. Forse sono solo fantasie, ma sarebbe giusto vanificarle secondo le regole della democrazia. L’interrogativo è preoccupante: il nostro consiglio comunale è condizionato dalla camorra? Dico “è” perché il consesso è sempre lo stesso. Il cambiamento della giunta non può sanare una eventuale, costante e documentata, dipendenza mafiosa. Né può la sostituzione di un assessore assolvere una pressoché intera classe politica. Fra l’altro la prefettura non sembra convinta dell’assenza della piovra, tanto che ha sollecitato pubblicamente provvedimenti di chiaro significato anticamorristico e ne ha custodito altri nella “tasca” del sindaco. Anche questo aspetto è inquietante. Perché segreti? Per ragioni istruttorie? Tanto sconvolgenti da tenere nascosti all’opinione pubblica? C’è comunque un conflitto fra istituzioni? Sono stati commessi illeciti? Io come cittadino ho il diritto di sapere in modo trasparente se la mia città è amministrata dalla camorra e se il relativo iter procedurale è penalmente macchiato. Ecco perché chiedo di accertare gli eventuali reati e punire i colpevoli acquisendo il materiale probatorio, che non può essere negato alla magistratura, salvo l’opposizione del segreto di Stato, apparentemente improponibile nel caso di specie. Michele Del Gaudio