A cura della Redazione
Anna Frank, una ragazza del nostro tempo. Tutti ne abbiamo sentito parlare e forse abbiamo letto le pagine del suo diario scritto durante i due anni di isolamento nelle camere e nella soffitta con la finestra aperta, mentre il terrore della Gestapo cresce giorno dopo giorno. Inizia a scrivere dal 15 luglio 1944, venti giorni prima dell´arresto. Il mondo aveva già incominciato a mutarsi in inferno quando i nazisti, nel maggio 1940, avevano invaso l´Olanda, patria dell´ebrea Anna Frank. Quell´invasione segnerà l´inizio delle sventure degli Ebrei in tutta Europa, in Germania la persecuzione era già cominciata da qualche anno e nella Polonia appena invasa le atrocità non avranno più limite. Leggi sempre più persecutorie, a partire dalla metà degli anni ´30, avevano proibito agli Ebrei l´uso di qualsiasi mezzo di locomozione, la possibilità di insegnare, di avere personale di servizio, addirittura di frequentare le scuole e di lavorare. Leggi che li vogliono segnati da una grossa stella gialla a sei punte con la scritta “Jude” cucita sul vestito. Nel 1938 anche l´Italia fascista, con il beneplacito del re, grande e forse maggior colpevole morale della vergognosa ed opportunistica scelta, si allineerà alla Germania con le famigerate leggi a tutela della razza. Nel 1942 comincia ad essere attuata quella che passerà alla storia come la “soluzione finale”, ovvero lo sterminio sistematico e “scientifico” degli Ebrei. Ma ad essere sterminati non saranno solo gli Ebrei ma anche i “diversi”, i popoli di origine slava, gli zingari, i dissidenti politici, gli omosessuali, tutti coloro che nella visione nazista del mondo non avrebbero mai potuto appartener , anche solo come esseri umani, al Reich millenario. Con l´invasione della Europa occidentale la Gestapo (Geheime Staatspolizei traducibile in “Polizia Segreta” ) e le SS cominciano a fare nelle città olandesi i primi arresti di ebrei che scompaiono per sempre dalla vita della comunità. Vere e proprie retate notturne che rastrellano famiglie intere che vengono inviate ai campi di concentramento e di sterminio. Anna incomincia così a tredici anni a conoscere la vita nei suoi aspetti più atroci, vive di paura, sperimenta i silenzi angosciosi e le vane speranze di tutti. Nella preghiera della sera ringrazia Dio per le cose belle e care della vita, la sicurezza del loro rifugio, la salute, la vita, il mondo, tutta la bellezza del mondo, e per quel segreto sentimento che lega Peter e lei, e che forse in avvenire si potrebbe trasformare in amore e felicità. Intanto hanno notizia delle persecuzioni dei tedeshi e delle strage che essi fanno degli Ebrei. La paura e l´angoscia penetrano nel loro cuore attraverso le scarse informazioni che giungono in quel loro mondo. Dopo due anni, nel 1944, le guardie della Gestapo, che hanno ricevuto una soffiata, scoprono otto ebrei che vengono condotti alla stazione ferroviaria e caricati su un vagone blindato. Nel momento della cattura scivola a terra il quaderno-diario di Anna che sarà consegnato al signor Otto Frank, padre di Anna ed unico superstite dello sterminio della sua famiglia. Il vagone blindato si ferma ad Auschwitz, dove subito gli uomini vengono separati dalle donne. Anna con i capelli rasati, gli occhi infossati, un saio grigio, vive momenti di rassegnata indifferenza a tutto ciò che la circonda, viene separata dalla madre, e di notte, al di là di un reticolato, incontra la sua cara amica Lies anch´ella martire della pazzia del nostro secolo. Poi la malattia e la morte la conducono a quell´ordine, a quella pace e serenità da lei tanto sperate, che Dio concede ai giusti, spesso attraverso il mistero della sofferenza. Quel diario rappresenta oggi per noi uno dei più alti messaggi di comprensione e di fraternità consegnateci dalla generazione più spietatamente colpita. La bestiale e crudele organizzazione dei campi di sterminio nazisti mirava non solo alla eliminazione fisica di masse sempre più numerose di ebrei, ma anche all´annientamento totale della personalità umana. Chi è scampato all´inferno di Auschwitz si è ritrovato senza più nome né memoria, abbruttito dal lavoro bestiale e dall´incubo della morte. L´umanità non deve dimenticare ed evitare che questa parte della Storia possa ripetersi perché nessuno debba mai dubitare della sua stessa dignità di ´´uomo´´, come ha ben espresso Primo Levi nel libro “Se questo è un uomo". Il 27 gennaio 1945 l´Armata Rossa liberava i sopravvissuti di Auschwitz, l´8 maggio 1945 la Germania firmava la resa, l´incubo per l´occidente era finito. ANNA ARICO´