A cura della Redazione
Un consiglio comunale monotematico sul “Grande Progetto Fiume Sarno”. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo nella seduta svoltasi mercoledì 11 dicembre alla presenza del sindaco Giosuè Starita. Già da tempo l’Amministrazione comunale ha avviato incontri con comitati di quartiere, associazioni del territorio, ordini professionali, Legambiente per sentire i loro pareri circa la realizzazione della seconda foce del fiume Sarno. Un progetto, questo, completamente finanziato dalla Regione Campania, ed il cui scopo sarebbe, oltre alla riqualificazione ambientale del fiume, anche quello di riattivare il canale Bottaro, nel quale andrebbero convogliate le acque del fiume in caso di superamento della soglia massima della sua portata. Tali opere si renderebbero necessarie per scongiurare lo straripamento del Sarno durante le piogge torrenziali, che in passato hanno arrecato gravi danni a cose e persone. Una mega opera che interesserà 38 Comuni tra le province di Avellino, Salerno e Napoli con un costo di circa 217 milioni di euro. La seconda foce, che è solo un segmento della mega opera, sarebbe realizzata proprio a ridosso delle “sette scogliere” di Rovigliano e comporterebbe, insieme all’adeguamento del canale Bottaro, una spesa di oltre 55 milioni di euro. Ma il progetto della seconda foce non piace a tutti. Anzi da più parti sono state sollevate forti critiche sull’effettiva necessità e funzionalità di tale realizzazione. La Rete Faro del Sarno del Partito Democratico elenca le criticità che riguardano il Grande Progetto relativo all’assetto idrogeologico del territorio, con la creazione di una seconda foce. «Si ha la sensazione - afferma Paolo Persico, della Rete Faro del Sarno - che si vogliano solo finanziare i progetti e gli avvi dei lavori, senza pensare alla concreta realizzazione e al rischio di aprire enormi contenziosi». Gli fa eco il Movimento 5 Stelle che, attraverso il tecnico di parte, ing. D’Amato, intervenuto in un recente convegno a Rovigliano, ha dichiarato che «la questione andrebbe affrontata a monte e non riversare le problematiche a valle, lì dove si patiscono solo le ripercussioni di una mancata opera di canalizzazione e reflusso delle acque montane. In relazione a ciò, un’ulteriore opera di cementificazione arrecherebbe soltanto ulteriori danni al territorio, in particolare quello dell’area oplontina, maggiormente interessato dalle opere previste dal progetto». Anche il Comitato di Rovigliamo non vede di buon occhio la realizzazione delle seconda foce, convinto che ciò contribuirebbe ad innalzare il livello di inquinamento delle acque del litorale torrese. Il rappresentante regionale di Legambiente Campania, Giancarlo Chiavazzo, ha sottolineato in un recente incontro al Comune l’importanza del progetto e la necessità di non abbassare la guardia. «Legambiente segue da parecchio tempo le problematiche del Sarno, da oltre 20 anni, e solo adesso si discute dell’emergenza idrogeologica che si affianca alle altre legate all’inquinamento». Troppi dubbi e troppe perplessità: «Nel caso specifico della doppia foce, si tratta di interventi che non risolvono il dramma ambientale e che di fatto dovrebbero essere sostenuti da altri progetti di riqualificazione per ridurre il rischio idrogeologico, come l’introduzione di aree di drenaggio urbano che possano essere realizzate nel tempo per ridurre la portata del fiume in caso di piena». Di diverso avviso l’opinione del prof. Giuliano Cannata, esperto in pianificazione di bacini, tutela territoriale ed ingegneria idrografica, oggi consulente dell’Arcadis per la realizzazione del “Grande Progetto Sarno”. Per il professore, «il progetto risulterebbe di fondamentale importanza per un riassetto idrogeologico di una così vasta area del territorio campano dove la cementificazione, in molti casi sconsiderata, la deviazione di canali naturali e il restringimento in alcuni punti dell’alveo naturale del Sarno, hanno procurato problematiche considerevoli legate principalmente al reflusso delle acque meteoriche». Per Cannata, il problema successivo da risolvere sarebbe proprio quello della portata delle acque, che l’odierno alveo del Sarno non riesce più a contenere con la conseguenza degli straripamenti che vanno ad interessare le campagne ed i centri abitati attraversati dal fiume, e che, inoltre, depositano nelle campagne investite dalle piene pericolosi agenti inquinanti presenti nel fiume, che poi vanno ad intaccare le coltivazioni. La soluzione sarebbe quella di creare un canale artificiale che, di fatto, sdoppierebbe la foce del fiume, così da rafforzare l’azione di reflusso in mare. Per rallentare la forza dei flussi idrici, che sovente giungono al Sarno dai due principali canali-affluenti, si provvederebbe alla creazione di vasche di laminazione e riposo delle acque lungo il percorso dei due torrenti, risolvendo così anche l’apporto a valle di materiali di natura geologica trascinati dalle acque lungo le pendici dei monti e attraverso gli impluvi naturali. Il territorio di Rovigliano è quello maggiormente interessato da questi interventi. Verrebbe attraversato da una direttrice di scavo che da via Solferino giunge al vecchio pontile di ferro, di servizio un tempo all’industria siderurgica, che diverrebbe di fatto il “secondo” fiume Sarno. Di questo si parlerà nel Consiglio comunale del 10 gennaio 2014, dove prenderanno la parola esperti dell’Arcadis, l’agenzia regionale per la difesa del suolo, i rappresentanti delle asssociazioni e delle forze politiche. Non è previsto alcun voto da parte dei consiglieri comunali, ma si spera che dal giorno dopo tutti possano avere idee più chiare sul futuro del “Grande Progetto”. ANTONIO DE ROSA (dal settimanale TorreSette del 12 dicembre 2013?