A cura della Redazione
«Che facciamo, andiamo a Sorrento oggi?». Quante volte i nostri figli hanno rivolto questa domanda ai loro amici. Oppure addirittura noi stessi, per trascorrere una giornata diversa, abbiamo preferito come meta la “costiera”. Ma Sorrento cosa ha di più rispetto a Torre Annunziata? Nella nostra città c’è un clima invidiabile in quanto, trovandosi in riva al mare, è ventilata d’estate ed è protetta d’inverno dai venti freddi dell’entroterra, avendo il massiccio del Vesuvio alle spalle. Non è un caso che, proprio qui da noi, è nata «l’arte bianca». La pasta era messa ad asciugare in strada proprio grazie al clima favorevole. Nella patria di Tasso, invece, il clima è più umido. Anche il nostro panorama, come quello di Sorrento, è eccezionale, con la vista di Capri di fronte al litorale. Abbiamo, però, diversamente da Sorrento, spiagge molto estese (la Marina del Sole, Rovigliano e la Salera) e, per di più, caratterizzate dalla presenza di sabbia vulcanica, uniche nel loro genere. Ed ancora, il sito archeologico di Oplontis, con le Ville di Poppea e Crasso, è un vero gioiello dell’antichità romana, mentre nella più famosa località della penisola sorrentina, sono meno importanti e conosciute le Ville di Pollio e Agrippa. E poi noi abbiamo le Terme, quelle Vesuviane, che rappresentano un valore aggiunto. Infine, siamo meglio collegati dal punto di vista dei trasporti, e più vicini a Napoli e Pompei (anche se Sorrento, ad onor del vero, è più vicina a Capri). Ed allora, cosa ci manca per diventare una nota città turistica visitata ogni anno da decine di migliaia di italiani e stranieri? Purtroppo, nel corso dei decenni, ci siamo dimostrati incapaci nel tutelare e valorizzare il nostro magnifico ed inestimabile patrimonio naturale, archeologico e culturale. Gli Scavi di Oplonti, parte dei quali ancora interrati e non portati alla luce, potevano rappresentare il volàno della nostra economia. Ma senza un adeguato parcheggio, con un indotto che non è mai sorto, e fuori dai circuiti turistici più importanti, non sono mai decollati. E gli Ori di Oplonti, che potevano costituire un’eccezionale attrattiva turistica, (ci) sono stati portati via, eccezione fatta per una fugace apparizione, oltre una ventina di anni fa, in una mostra allestita all’interno dello Spolettificio. Nemmeno un museo virtuale degli Ori siamo stati in grado di realizzare nella Stazione Fs di Torre Annunziata Città in piazza Nicotera, perdendo i relativi finanziamenti. Le Terme Nunziante, ora Vesuviane, sebbene funzionanti e molto ben gestite, non sono abbastanza pubblicizzate a livello regionale e nazionale. Sono, perciò, sottodimensionate rispetto alla loro grande potenzialità. L’inquinamento del mare, non più balneabile dal lontano 1973, cioè da quarant’anni, ha inferto poi un colpo mortale al turismo balneare che, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, aveva reso ricca e famosa Torre Annunziata. Ad aggravare il quadro d’insieme sono poi intevenuti altri fattori estremamente negativi: la criminalità e la microdelinquenza, che hanno tenuto lontani turisti e visitatori. Se a tutto ciò si aggiungono il degrado cittadino e la mancata riqualificazione urbana di intere aree del centro storico e della periferia, si spiega benissimo perché Torre Annunziata non riesce ad assumere un ruolo di grande valenza nel panorama turistico italiano ed internazionale. Ci sarà una svolta? Quando, la nostra classe politica, si renderà conto che il nostro futuro, e quello dell’economia, è legato indissolubilmente al turismo? Ci attiveremo per risolvere i problemi che ostacolano la rinascita o, per meglio dire, la nascita vera e propria di una «nuova» città? Noi speriamo di sì. Perché solo così potremo invertire la tendenza al declino che, ormai da decenni, contraddistingue la nostra realtà sociale ed economica. Solo così potremo dare una prospettiva di prosperità a Torre Annunziata e alle future generazioni che qui, coraggiosamente, avranno voglia di crescere, restare e lavorare. SALVATORE CARDONE (dal settimanale TorreSette del 17 maggio 2013)