A cura della Redazione
«La Provincia di Napoli ha finalmente aggiudicato l’appalto per il restauro di Villa Parnaso (Torre Annunziata), affidando i lavori alla Cosedil di Afragola, per un importo a base d’asta di 784 mila 941 euro». Così iniziava il servizio apparso sul numero di TorreSette del 12 marzo 2012. Da allora sono trascorsi otto mesi e del progetto nessuna notizia. Abbiamo cercato di saperne di più contattando assessori e consiglieri, senza ottenere alcuna risposta concreta. «La spending review ha colpito anche la Provincia di Napoli - qualcuno ha tentato di giustificarsi - e quasi sicuramente i soldi sono stati dirottati verso iniziative più vitali». Quindi dovremmo parlare solo di una momentanea sospensione del progetto, in vista di tempi migliori. Noi, invece, siamo più realisti e crediamo che almeno per questa consiliatura provinciale non si farà più nulla. L’anno prossimo sono in programma le nuove elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale (il presidente Luigi Cesaro ha rassegnato le dimissioni per potersi candidare al Parlamento) e poi si vedrà. Di sicuro l’appalto andrà rivisto perchè con molta probabilità i costi per la riqualificazione del Parco subiranno un aumento. E così un altro progetto, che avrebbe dato un ampio respiro alla città, collegando il corso Umberto con la litoranea Marconi, ritorna nel cassetto e chissà quando sarà rispolverato. Abbiamo risposto, in tal modo, anche ad una delle domande che Bernardo Mercolino (ma qualsiasi altro cittadino avrebbe potuto porre le stesse istanze) solleva nel corsivo che pubblichiamo a lato. Ma cosa prevede la riqualificazione di Villa Parnaso? La struttura attuale è costituita da un corpo scala di forma trapezoidale e da un blocco interrato ad uno e due livelli che si sviluppa in senso longitudinale lungo la strada. La differenza di quota tra corso Umberto I, da dove attualmente si accede al Parco Cristo Re, e via Marconi è di circa 15 metri. L’intervento di restauro è indirizzato a preservare la scala con i gradini in pietra basaltica che andranno recuperati anche con eventuali integrazioni di parti mancanti. Saranno inoltre restaurate le due antiche fontane ubicate sui pianerottoli di interpiano e della vasca di raccolta al livello più basso, ripristinandone anche l’antico l’impianto idrico con sistema a ricircolo. Il progetto prevede anche la sostituzione delle pavimentazioni esistenti dei pianerottoli, attualmente in battuto di cemento e massetti, con lastre in pietra basaltica. Infine verranno ripristinati gli intonaci esistenti, posizionati gli infissi in ferro e in legno e realizzato un nuovo impianto di illuminazione. Purtroppo ancora una volta, dopo la perdita dei fondi per la bretella di collegamento porto-autostrada, del prolungamento di via dei Mille e della riqualificazione del molo di Ponente, i progetti rimangono solo sulla carta. ENZA PERNA L’OPINIONE Certo non era una via Maestra quella che s’intravedeva davanti a noi quando un nostro concittadino veniva eletto ad occupare un seggio in un consesso amministrativo al di fuori e al di sopra della giunta cittadina, magari era solo un «sentiero». E speravamo si trattasse quantomeno di un «sentiero regionale» essendo quello il Consiglio nel quale sedeva e che aveva le competenze (anche se incomprensibili, ma in quest’Italia niente più meraviglia!) su una proprietà, un pezzo di città, appartenente alla Provincia e non alla città dove insiste. Parlo della (ex) magnifica Villa Parnaso, più volte decantata e sempre più spesso abbandonata. Quel «sentiero» portava direttamente alla soluzione per l’utilizzo della struttura. Un sito che farebbe invidia alla stessa Sorrento (e cito Sorrento perché la più vicina e più nota a poter paragonare quella terrazza sul porto con la nostra). Un giardino, anzi un parco, che fa da collegamento fra il pieno centro della città e la parte più bella della litoranea, spaziando sulla lunga spiaggia nera vulcanica da Capo Oncino al porto di Castellammare sorvolando il nostro porto e il monumentale Scoglio di Rovigliano, con di fronte il panorama più bello, più invidiato, più conosciuto al mondo: il Golfo della Penisola sorrentina protetta dal Monte Faito e dalla catena dei Lattari, con Capri nel bel centro della veduta. Un ponte naturale che la storia ci offre su un vassoio d’argento nel quale continuiamo a sputare senza vergognarci di noi stessi e dello stato in cui l’abbiamo ridotto. Architetti e ingegneri, lautamente remunerati con nostro danaro pubblico, non hanno partorito altro che l’idea di una torre di ferro, dove collocare un ascensore. Struttura orribile solo a dirsi e che non poteva che essere rigettata da chiunque fosse stato in carica all’Ufficio dei Beni Ambientali. Alternative? Niente, è l’unica e la sola soluzione trovata. E la gente comune si interroga: ma le suore portavano i bambini sulla spiaggia per la colonia estiva? Non abbiamo mai visto bambini calarsi con le corde o scendere per vie “alpine” lungo le pareti aggrappati pericolosamente: le suore usavano una scala interna che portava a livello della litoranea. C’è chi giura che avessero anche un passaggio sotterraneo che sbucava direttamente sulla spiaggia a lato del Lido Risorgimento, dove oggi scende una probabile fognatura o scolo di pluviali. Ma la cosa più importante resta proprio l’utilizzo pubblico di questo polmone verde che consentirebbe di decongestionare il traffico sul corso Umberto e nel centro della città, creando un parcheggio in basso facilitato da un passaggio diretto. Altro che prolungamento di via dei Mille! (l’altro sogno vietato e incompiuto). Dulcis in fundo, e lo dico per l’ennesima volta perché era un progetto che suggerivo ab initio: delocalizzare la succursale del liceo Pitagora, scambiando magari le sedi con l’Istituto Alberghiero. La struttura attuale andrebbe rivisitata e adattata per diventare anche il primo Hotel cittadino, se pure stagionale, ospitando studenti che farebbero gli stages professionali in casa propria nella struttura dove apprendono l’arte dell’ospitalità e della cucina. Insomma un parco che procuri mille occasioni alla città dandole respiro e restituendo ai cittadini un incredibile tesoro polivalente sotto tanti aspetti. Se non siete in grado, fatevi da parte o almeno metteteci a conoscenza dei vostri progetti in merito. Non lo diciamo per polemica, né per una critica sterile, almeno vorremmo delle risposte per competenza. O forse volete farci credere che state lavorando...! Nessuno sostiene che, solo perché eletti, dobbiate avere tutte le conoscenze e le competenze. In ogni caso dovreste avere il buon senso di informare la cittadinanza degli stati di avanzamento di progetti che ci riguardano, che riguardano il futuro di questa città che continuamente esige, chiede, vuole un segno di rinascita e non ha mai risposte. A sentir parlare, pare che...! Ma che? Nessuno sa niente, nessuno vi sente, nessuno vi vede. Se ne va Toti e pare che tutta la città resti orfana di un paladino che ha saputo imporre una disciplina e dare un po’ d’ordine. Onore al merito! Ma vi pare che si debba rimpiangere un militare di carriera di fronte a “politici di carriera” per di più concittadini? Ma anche per un pizzico di orgoglio! E non parlateci con i manifesti perché ormai nessuno vi legge più. La gente è qui, viva, in strada, sui marciapiedi lerci ai quali ci avete abituati, dove forse anche voi passate... con gli occhi chiusi, e aspetta un segnale, un messaggio, non dico una giustificazione. Un vero peccato! Abbiamo imboccato un sentiero sbarrato, senza uscita. Quando verremo fuori da questo labirinto? BERNARDO MERCOLINO (Dal settimanale TorreSette del 16 novembre 2012)