A cura della Redazione
Il porto di Torre Annunziata come un immondezzaio? Se lo chiedono preoccupati i cittadini torresi dopo essere venuti a conoscenza dell’incontro del 6 settembre scorso in cui istituzioni e società private hanno paventato la possibilità di imbarcare dal porto di Torre Annunziata centinaia di migliaia di ecoballe in giacenza a nord di Napoli, tra le località di Maddaloni e Villa Literno. La notizia doveva rimanere riservata, e così è stato finché non è apparsa un’indiscrezione sul social network Facebook ad opera del fotogiornalista Salvatore Sparavigna. Il tam tam che ne è seguito ha indotto i mass media ad interessarsi della vicenda. Il quotidiano Metropolis per primo ha pubblicato i dettagli dell´incontro, ed ecco che è uscito fuori un verbale datato 6 settembre 2012 relativo ad un incontro nell’Ufficio Circondariale Marittimo di Torre Annunziata tra rappresentanti della Regione, del comune oplontino, della dogana, del demanio, dell’Arpac, dell’Asl e delle società Seaport, che si occupa di sbarco e stoccaggio di merci varie, E’ questa una delle tre società che fanno capo alla “Rocco Spa”, che da anni gestisce gli affari all’interno del porto di Torre Annunziata. Le altre due sono la Solacem, che si occupa di sbarco, stoccaggio e distribuzione di cereali e farine, e la Isecold, che si interessa di deposito e movimentazione di prodotti petrolchimici. Il progetto discusso sarebbe quello di trasferire in Olanda, per via mare, parte delle ecoballe in giacenza negli stir della regione Campania con navi in partenza dal porto di Torre Annunziata. Il che equivale a dire che centinaia di tir dovrebbero attraversare le strade del centro di Torre Annunziata per scaricare sulla banchina tonnellate di monnezza, prima che questa sia caricata sulle navi. Un danno all’ambiente non indifferente, visto che non esiste una strada di collegamento porto-autostrada che eviterebbe il transito dei camion lungo le strade cittadine. A dire il vero, il progetto per la realizzazione delle bretella era nella sua fase esecutiva, ma la Regione ha revocato il finanziamento di 3,8 milioni di euro per il suo completamento. Quindi oltre al danno, anche la beffa. Sulla questione, è intervenuto l’assessore ai Lavori Pubblici Francesco Colletto, delegato dal sindaco a partecipare alla riunione del 6 settembre. Convocato dalla Commissione Trasparenza ha precisato di non aver assunto alcuna posizione a riguardo perché la responsabilità di eventuali imbarchi di rifiuti ricade sulla Capitaneria di porto, la sola a poter assumere tali decisioni. Colletto, forse, si dimentica che i rifiuti, prima di giungere al porto, devono attraversare le strade della città, e che quindi il Comune ha una voce in capitolo non indifferente. Pertanto il suo atteggiamento pilatesco va stigmatizzato fortemente, dal momento in cui non ha agito nell’interesse della città. La vicenda inoltre ha, sotto certi aspetti, del grottesco. Il porto di Torre Annunziata, il terzo della Campania dopo Napoli e Salerno per dimensioni e traffici, è stato per anni completamente dimenticato dalla autorità regionali. Il fondale è invaso dalla sabbia ed avrebbe bisogno di un dragaggio per asportare detriti, ghiaia e sedimenti in modo da permettere la navigazione di navi di grossa stazza, che darebbero un maggiore impulso alle attività commerciali portuali. Ebbene, improvvisamente, tutti si ricordano del porto oplontino, ma non per infrastrutturale l’area bensì per scaricarvi monnezza! E poi basta fare un po’ di calcoli. Negli stir a nord di Napoli, tra Maddaloni e Villa Literno, giacciono circa 7 milioni di ecoballe. Nell’ipotesi che si scegliesse solo il porto di Torre Annunziata come terminale per il trasporto dei rifiuti, ci vorrebbero decine di anni per smaltire l’intero quantitativo. Indubbiamente ciò rappresenterebbe lavoro certo e duraturo per decine di operatori portuali, ma allora perchè non dotare prima la città delle infrastrutture necessarie per evitare le sacrosante proteste dei cittadini? ANTONIO GAGLIARDI