A cura della Redazione
Giancarlo Siani, 27 anni dopo. Il giornalista "abusivo" de Il Mattino fu assassinato in un raid camorristico il 23 settembre 1985, all´età di 26 anni. Siani era stato corrispondente da Torre Annunziata nel periodo più buio della nostra storia recente. Quello dello strapotere della malavita e delle collusioni tra camorra ed Istituzioni. Aveva indagato, e denunciato attraverso i suoi articoli, la metastasi rappresentata dalla connivenza tra la criminalità organizzata e la Politica oplontina. In pratica, aveva vissuto da protagonista l´era di Fortapàsc, così come fu ribattezzata Torre a quei tempi. Morì per aver fatto il suo lavoro, per aver raccontato troppe verità scomode. Zittito da chi fa del terrore l´unica arma per affermarsi nella società. A distanza di 27 anni da quel barbaro omicidio, la figura del giornalista è stata ricordata nel corso di una manifestazione svoltasi all´Isis Pitagora di Torre Annunziata. "Ricordando Giancarlo..." il titolo dell´iniziativa promossa dal Liceo oplontino, alla quale hanno preso parte il dirigente scolastico Benito Capossela, il sindaco Giosuè Starita, il maggiore dei carabinieri Luca Toti, il giornalista Giovanni Taranto, l´assessore provinciale Maurizio Moschetti, l´assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Raiola, e quello alle Politiche Sociali, Ciro Alfieri I protagonisti della giornata sono stati, però, gli studenti. Erano infatti in tanti quelli che hanno gremito l´aula magna dell´Istituto di via Tagliamonte. Sono loro i portatori sani di quel desiderio di riscatto che può veramente cambiare le cose a Torre Annunziata. In loro si incarna lo spirito che animava Siani all´atto di scrivere i suoi articoli. Vogliono sapere, conoscere, capire. L’interlocutore “preferito” dai ragazzi è stato il maggiore Toti, in procinto di lasciare il comando della Compagnia dell’Arma oplontina, essendo stato destinato ad altri incarichi. «Perché ha scelto di venire a Torre Annunziata», gli chiedono. «Quando me lo comunicarono - ha risposto Toti - era l’agosto del 2008. All’inizio non sapevo se essere contento o meno. Poi ho accettato l’incarico. Conoscevo Torre Annunziata solo per la sua “fama”, che non era certo positiva. Sapevo di venire in una realtà difficile. Ma, allo stesso tempo, per me rappresntava una sfida. Ora mi ritrovo, a distanza di quattro anni, a lasciare questa città sapendo di aver fatto un buon lavoro. Appena arrivato, decisi di partire dalle piccole cose. Per questo mi recavo a piedi in giro per le strade della città, per vivere a pieno la realtà torrese. Devo dire di aver trovato all’inizio una situazione di disordine sociale davvero marcata, che non avevo mai visto nemmeno a Napoli. C’era tanta illegalità diffusa. La cosa grave, ad esempio, era che quando fermavo professionisti, avvocati, medici in sella ai loro scooter, senza che indossassero il casco, questi mi dicevano: “C’è lo spaccio, ci sono le rapine, gli omicidi e lei ferma me senza casco?”. Io rispondevo loro che le rivoluzioni si fanno partendo proprio dalle piccole cose, procedendo a piccoli passi. Ecco, in questi quattro anni credo che l’azione dell’Arma sul territorio sia stata incentrata proprio su questo aspetto: diffondere ed instillare in ognuno la cultura della legalità. E’ da qui che si forma una comunità. C’è bisogno di un’azione preventiva più che repressiva. E la prevenzione la si fa inculcando in ciascun cittadino il senso della legalità. Serve la cittadinanza attiva per riconquistare il territorio e liberarlo dal giogo della malavita e dell’illegalità diffusa. Vado via con la consapevolezza di aver lasciato una situazione migliore rispetto a qualche tempo fa. In particolare, devo dire che è senza dubbio migliorata la sicurezza percepita dai cittadini, un aspetto questo che per me è di primaria importanza». Qualcun altro gli chiede se ha mai temuto per la sua incolumità. «Certamente - ha affermato Toti -. Tutti hanno paura, l’importante però è superare le barriere che essa innalza ed andare avanti, sapendo di fare la cosa giusta nel rispetto delle regole». Infine, Toti ha evidenziato il cancro delle collusioni tra camorra e “colletti bianchi”, proprio come denunciato da Siani ai suoi tempi. «I clan Gionta e Gallo-Cavalieri sono forti perché si appoggiano a loro. Quando ci sono professionisti a cui viene chiesto di riciclare il denaro sporco, frutto delle attività illecite delle organizzazioni criminali, allora la situazione diventa preoccupante. Ecco perché serve che i cittadini si impegnino nella diffusione della cultura della legalità». Il sindaco Starita ha invece risposto ad una domanda circa l’azione che l’Amministrazione intende adottare per non vanificare gli sforzi compiuti dalle forze dell’ordine. «Bisogna creare una sinergia tra Istituzioni e forze dell’ordine - ha dichiarato il primo cittadino -, al fine di recuperare in senso collegiale l’importanza del rispetto delle regole. Accanto a questo, la questione lavoro diventa fondamentale per avviare il risanamento della nostra realtà. Il nostro compito è quello di creare le condizioni affinché si determini lo sviluppo, a partire dal recupero del degrado urbano. Torre Annunziata ha vissuto un paradosso particolarissimo: quando si spacciava la droga alla luce del sole, l’economia era più florida, poiché c’era molto più denaro in circolazione. Noi dobbiamo sconfiggere questa assurdità, e creare le basi per lo sviluppo ed il lavoro “legale”, che facciano ripartire sul serio l’economia. Dunque, quello che stiamo portando avanti è un percorso complessivo che miri al ritorno della fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità». Significativa, poi, la lettura della biografia di Giancarlo Siani in lingua inglese e giapponese. Protagonisti due studenti, una ragazza hawaiana ed un giovane nipponico, giunti a Torre Annunziata nell´ambito di uno scambio interculturale tra le scuole. Come a voler sottolineare l´universalità del lascito del giornalista ucciso dalla camorra: fare fino in fondo il proprio dovere, combattere la violenza, diffondere la verità. Altro momento saliente, il passaggio di consegne tra le classi quinte dello scorso anno e quelle attuali del volume "Giancarlo Siani. Le parole di una vita", testo che racchiude tutta la produzione giornalistica di Giancarlo Siani. La manifestazione si è infine conclusa con la consegna di una targa ricordo al maggiore Toti, che, visibilmente emozionato, l’ha ricevuta dalle mani del dirigente Capossela. Il saluto riconoscente ad un uomo dello Stato che ha svolto ottimamente il suo lavoro in questi anni a Torre Annunziata. Proprio come faceva Giancarlo Siani. Che, però, ha pagato con la vita il suo amore sfrenato per la verità e la giustizia. DOMENICO GAGLIARDI Nella foto panoramica, da sinistra: il maggiore Toti, Taranto, Capossela e Starita