A cura della Redazione
L´eredità di Nicola Di Prisco, ordinario di Diritto Privato alla Federico II Il ricordo del prof. Salvatore Prisco al suo amico, collega, docente universitario e concittadino Nicola Di Prisco, spento improvvisamente sabato 29 ottobre. Nicola Di Prisco, ordinario di Diritto Privato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II (foto), si è spento improvvisamente la sera di sabato 29 ottobre, per un infarto fulminante, mentre si accingeva a recarsi a cena con un caro amico e collega di studio. Sarebbe andato in pensione da docente (ma non rimanendo certo inattivo) due giorni dopo. Veniva da una famiglia della borghesia intellettuale e professionale di Torre Annunziata. Uno zio, Mario Selleri, è stato un noto professore di materie letterarie del liceo classico De Bottis di Torre del Greco; molti - che ne sono stati formati - ne conservano ancora il ricordo e suo figlio Bartolomeo (dunque un cugino di Nicola, purtroppo morto giovane), aveva svolto ricerche pioneristiche di Diritto Amministrativo italiano sulla “parità tra cittadino e pubblica amministrazione”, ben prima della legge 241/1990. Dei due fratelli dello scomparso, uno - Aldo - emigrato a Torino, è morto qualche anno fa, anche lui senza che una malattia lo preannunciasse. l’altro - Bartolo - è biologo ed egualmente professore universitario. Quanto a Nicola, come sa chi lo ha conosciuto, era un cattolico (nel mondo sociale vicino alla CISL) ed un intellettuale pieno di interrogativi e curiosità, che aveva studiato approfonditamente e con originalità di impostazioni il diritto dei consumatori, le nuove forme di proprietà, il diritto dell’economia in genere. Appariva timido, schivo, ad una valutazione superficiale un po’ chiuso, ma in privato era invece ironico e “battutista”. È stato anche un ottimo avvocato (voluto dai colleghi quale membro del primo Consiglio dell’Ordine forense del nostro Tribunale, dopo la sua istituzione), molto esperto soprattutto di Diritto Civile e Commerciale, ma anche di Diritto Amministrativo. Non tanto un oratore, ma un ragionatore dalle argomentazioni rigorose, condotte tutte a filo di logica. Non ha avuto una moglie e figli suoi, ma ha “messo al mondo” generazioni di magistrati, avvocati, funzionari, notai, professori e ricercatori - oltreché saper raccogliere con generosità attorno a lui una scuola di collaboratori professionali di grande valore - e molti di loro erano presenti commossi nella Chiesa del Carmine, con tanti amici e coi colleghi di facoltà - il preside Lucio De Giovanni in testa, che lo ha salutato dal pulpito alla fine della messa - a dargli l’ultimo, triste saluto. Per me (che lo avevo come amico autorevole, oltre che quale illustre concittadino) sarà molto strano, prima ancora che doloroso, non incontrarlo - io con la pipa, lui col sigaro spento tra le labbra - al treno della Circumvesuviana per la città, preso da entrambi per andare a lezione. Non faremo perciò più - sorridendo - il gioco di confondere le reciproche identità, che nasceva dall’assonanza dei nostri cognomi, per cui molti chiedevano di me, ma volendo parlare con lui e viceversa. Una ragazza, ad esempio, una volta mi domandò di assegnarle la tesi e, quando si accorse che le proponevo possibili argomenti giuspubblicistiche, mi chiese meravigliata se avessi cambiato materia di insegnamento: non cercava in realtà affatto me. Grazie per il tuo esempio di vita e di lavoro, Nicola. Ti sia lieve la terra. SALVATORE PRISCO (Dal periodico TorreSette del 4 novembre 2011)