A cura della Redazione
Fu una delle pagine più buie della storia di Torre Annunziata. Ventisette anni fa si consumava quella che è passata agli onori della cronaca come la strage di Sant´Alessandro. Era il 26 agosto 1984 quando un commando di sicari della camorra, a bordo di un autobus turistico, giunse nei pressi dell´allora Circolo dei pescatori (ora divenuto bar), in largo Grazie, nei pressi della chiesa di San Francesco di Paola. Lì era concentrata la roccaforte dei "Valentini". I killer scesero dal veicolo ed iniziarono a sparare alla cieca, uccidendo otto persone e ferendone sette. Una vera e propria vendetta consumata dalle famiglie Bardellino, Alfieri e Fabbrocino, ai danni del boss Valentino Gionta, l´obiettivo della spedizione camorristica, che però riuscì a salvarsi, e del suo clan. Della tragica vicenda scrisse anche Giancarlo Siani sulle colonne de Il Mattino. Poche righe che, di fatto, decretarono la sua condanna a morte. Il giovane giornalista venne ucciso il 23 settembre 1985. Chi ha visto il film di Marco Risi, "Fortapàsc", ricorderà la drammatica sequenza di quegli attimi. Persone che cercavano di sfuggire ai killer correndo all´impazzata, decine e decine di proiettili vaganti che colpivano chiunque si trovasse sulla loro traiettoria. Un´immagine che fa raggelare, ancora oggi, a distanza di così tanti anni, il sangue. A cadere sotto i colpi spietati dei sicari, anche innocenti come Francesco Fabbrizzi, all´epoca dei fatti 57enne, marito e padre di un bambino, Salvatore. Lo scorso anno, l´Amministrazione comunale, insieme all´associazione Alilacco-Casa della Soldarietà, impegnata nella lotta al racket e alla camorra, ricordò Fabbrizzi con una cerimonia a Palazzo Criscuolo a cui presero parte anche i familiari. (Nella foto, il luogo della strage come è oggi)