A cura della Redazione
E’ meglio essere o non essere? Questo è il problema, diceva il grande letterato di fama mondiale Shakespeare. L’interrogativo è aperto a qualsiasi soluzione. La risposta, positiva o negativa, dipende dal grado di sensibilità della persona, dalla sua visione della vita in particolare e della realtà in generale. E’ evidente che se non si è, non si può nemmeno rispondere all’interrogativo posto. Io sono, io esisto, io vivo, io sento, io amo e mi emoziono, io posso risolvere i problemi miei e degli altri. Il non essere è il nulla. Se riuscissimo, di tanto in tanto, a pensare per un attimo al nulla, al buio totale e per sempre, allora saremmo più legati a questa vita ed ai palpiti del nostro cuore. E’ una iattura che gli scavi dell’antica Oplonti siano capitati proprio sul suolo della nostra città. A cosa ci servono i ruderi dell’antica Oplonti? Abbattiamoli ed al loro posto costruiamo tre bei piani di cemento armato per farne parcheggi. Un piano lo destiniamo agli insegnanti dell’Istituto “Graziani”, che non sanno dove lasciare la loro auto quando vengono a lavorare, e gli altri piani agli avvocati ed ai loro segretari che si recano negli uffici del Tribunale in via Margherita di Savoia. A che ci serve la Villa B di Oplonti che sta lì cadente ed abbandonata a se stessa? Facciamo finta che non l’avessimo mai rinvenuta. Abbattiamola ed al suo posto facciamo un bel parcheggio per gli insegnanti dell’ Istituto comprensivo “Parini” di via Murat. Gli insegnanti benedirebbero i solerti amministratori perché avrebbero la loro auto sotto la poltrona della cattedra. Creeremmo così qualche posto di lavoro, entrerebbe forse qualche soldo nelle casse del Comune ed i nostri amministratori non avrebbero grossi problemi da risolvere. Tutto sarebbe fermo, tranquillo, senza grattacapi per la testa dei nostri politici. Tutto scorrerebbe liscio come l’olio. Con le strutture abbatteremmo anche la memoria del nostro glorioso passato ed al loro posto avremmo spazi aperti e liberi da roba vecchia, cioè il niente. La città sarebbe così trasformata in un immenso parcheggio ed in un dormitorio per gli anziani. Il nostro metro di giudizio sono i soldi e gli interessi particolari. A che ci serve avere una visione globale del nostro territorio? Perché dobbiamo essere noi a dare la speranza di un futuro ai nostri giovani? Anche Pompei, una volta, faceva parte del nostro territorio. E’ un bene che il territorio dell’antica Pompei sia passato ad un altro Comune. Gli altri hanno saputo valorizzare le potenzialità nascoste sotto le macerie e dare respiro e sviluppo al proprio territorio. Oggi la città rinvenuta è fonte di ricchezza storica, culturale, sociale ed economica. Noi non sapevamo cosa farcene. Non sapevamo guardare al di là delle mura diroccate perché noi torresi, per apatia, ci facciamo togliere le nostre ricchezze da sotto il naso e non sappiamo nemmeno protestare. I ruderi sarebbero stati per noi solo un problema da gestire. E’ stato più rassicurante non averli e cedere agli altri “le patate bollenti” che in tempi di magra sono un prezioso alimento. Chi è fermo è perduto, dice un proverbio! Si vuole abbattere il Cine Teatro Moderno perché è un peso morto per la bella Piazza Nicotera. La piazza sarà allargata, diventerà più vivibile e ci saranno i parcheggi per i dipendenti del Comune che non possono essere considerati inferiori a quelli distaccati nella zona di Rovigliano, i quali hanno un parcheggio riservato solo a loro. Palazzo Criscuolo non può essere da meno; è la sede del primo cittadino e degli uffici più importanti per i gestori della “cosa pubblica”! Al centro della piazza ci sarà un grande monumento: “La facciata del Moderno”, a ricordare ai cittadini futuri il defunto teatro, fonte di cultura e di svago per gli uomini del passato ed il cui palco fu calcato da personaggi dello spettacolo e della politica. Si riqualificherà in questo modo la piazza e ci sarà la rigenerazione della qualità della vita nella nostra città. E’ sotto gli occhi di tutti i torresi come i nostri amministratori hanno riqualificato piazza Ernesto Cesàro. In tre anni è stata rifatta due volte e con risultati deludenti. A pochi anni dal suo rifacimento è già vecchia di decenni, e non solo per il comportamento poco civile di alcuni giovani privi di senso civico; ma perché fu progettata senza criteri e con materiale scadente. Si voleva abbellire il salotto della città e migliorare la qualità della vita. Se i risultati sono questi, stiamo freschi! E’ un secolo che stiamo aspettando il collegamento di via dei Mille con la Villa Comunale. Come è finita la riqualificazione del Quadrilatero delle Carceri? Progetti, riempiamo le carte solo di progetti! Qualcosa è stata fatta. E’ giusto il nuovo tracciato viario del Corso; ma cosa sono diventati i marciapiedi! Avete offeso la dignità dei cittadini che li calpestano. Trattate le auto meglio degli uomini che vi hanno eletti amministratori della città. Giorni fa, per la strada, incrociai un amico. Camminava sulla strada liscia ed asfaltata ed io sui bitorzoli del marciapiede. Mi salutò sorridendo e mi disse che sulla strada si camminava piacevolmente. Preferiva affrontare i pericoli della strada piuttosto che camminare sui marciapiedi. Siamo arrivati a questo! Nel Settecento i muli, che salivano i gradini della struttura della Reale Fabbrica d’Armi per ritirarsi nelle stalle poste al piano alto del fabbricato, furono trattati più umanamente di come voi, progettisti comunali, avete considerato i cittadini di questa città. Li avete trattati peggio delle auto che inquinano l’aria e delle bestie del Settecento che si ritiravano nelle loro stalle. Vi siete posti nei panni di una mamma che deve portare a spasso il bimbo che dorme nel suo passeggino? Al piccolo gli viene il male della tarantola con conseguenze psicologiche nefaste sullo sviluppo psicofisico del futuro cittadino. Avete diviso maggiormente la città. Non si può più passeggiare sui marciapiedi da via Carlo Poerio in giù. Avete progettato la strada liscia e reso impraticabili i marciapiedi. E’ questo il vostro modo di rispettare la dignità dei cittadini? E’ questo il vostro modo di riqualificare il territorio e rendere piacevolmente vivibile la permanenza sul suolo cittadino? Lo so, avete interpellato grandi progettisti per farci massaggiare i piedi, gratis. Ve ne siamo grati, pensate proprio a tutto: avete unito l’utile, il dilettevole ed anche il solletichevole per farci sorridere. Siamo disgustati dal poco rispetto che avete per le persone. Come si potrà convogliare il flusso degli abitanti per la nuova piazza che avete progettato? Come volete rigenerare la qualità della vita urbana? Abbattendo il Cine Teatro Moderno? E’ pura follia. Avete passeggiato mai per piazza Ernesto Cesàro ad una certa ora? Chiusi i negozi del corso, la piazza, e non solo, è deserta. Ci vogliono più soldi per comprare, abbattere il “Moderno” e costruire qualcos’altro che non per ristrutturarlo e riattivarlo per iniziative culturali e per creare posti di lavoro per i giovani. Lo spazio volumetrico c’è, è più semplice rinforzarlo ed arredarlo. Ogni città ha uno spazio o un luogo per iniziative di carattere culturale e sociale. Alla nostra città manca. Perché non ripristinare il Cine Teatro Moderno per programmare varie iniziative culturali come previde e progettò l’ex assessore alla Cultura, Enzo Celone? Di concerti, di dibattiti culturali e politici, di rassegne teatrali, di incontri socializzanti e di eventi culturalmente mirati ha bisogno la nostra città per crescere umanamente e civilmente. Non scaricate solo sui privati tali iniziative, mentre voi amministratori state a guardare. Il teatro potrebbe diventare uno spazio polifunzionale che convoglierebbe i cittadini del nord, del centro e del sud della città (sì, il territorio è diviso in tre parti) verso piazza Nicotera per assistere ad eventi programmati dall’Amministrazione comunale. Una cooperativa di giovani potrebbe assumere la gestione della rinata struttura. Sul territorio esistono già alcuni gruppi che dal nulla, ed in piccoli spazi, hanno messo su progetti di aggregazione giovanile ed eventi culturali. Si potrebbe mettere a frutto la loro esperienza. La cultura, a lungo termine, paga e qualifica un territorio. Senza la cultura e senza la musica la città si impoverisce in tutti i sensi. Vi prego, non togliete ai nostri giovani anche questa speranza. Volete riqualificare la piazza e rendere vivibile la città? Impegnatevi a far riattivare ed a rendere maggiormente efficiente e pulita la storica Stazione ferroviaria, la seconda strada ferrata della Nazione. Create un parcheggio custodito nell’ex mulino e pastificio Vitagliano, nello spazio sorto dall’abbattimento di alcuni palazzi del “Quadrilatero”, nello spazio impraticabile prodotto dallo scoppio dei carri il 21 gennaio del 1946, e pedonalizzate il corso dall’inizio della curva in via Gino Alfani fino a piazza Ernesto Cesàro. Di spazi liberi dove si può parcheggiare la città è piena, necessita soltanto renderli sicuri e custoditi. Bisogna creare posti di lavoro per trattenere sul suolo cittadino la gioventù, linfa vitale per la città e fonte di creatività, di coraggio e di spirito di iniziativa. Bisogna ridisegnare un progetto urbanistico avendo ben chiaro l’obiettivo sulla vocazione futura di questa città. E’ un’idea. OTTAVIO FERRINI (Dal settimanale TorreSette del 21 gennaio 2011)