A cura della Redazione
Raffaele Pastore, 14 anni dopo. L’Amministrazione comunale di Torre Annunziata ha voluto ricordare, con un incontro che si è svolto oggi pomeriggio a Palazzo Criscuolo, l’imprenditore ucciso il 23 novembre 1996 da due sicari della camorra. Una spedizione di morte decretata a seguito della denuncia del commerciante torrese, avvenuta due anni prima, che si era rifiutato di pagare il pizzo ai clan. Alla commemorazione erano presenti la moglie, Beatrice Federico (nella foto); il sindaco di Torre Annunziata, Giosuè Starita; il giornalista Giovanni Taranto; il Procuratore Capo delle Repubblica presso il Tribunale oplontino, Diego Marmo; il Prefetto Franco Malvano, attuale Commissario regionale antiracket e usura; Annamaria Torre, figlia dell’ex sindaco di Pagani, Marcello, ucciso trent’anni fa dalla camorra per aver combattuto contro il malaffare; il primo cittadino di Pompei, Claudio D’Alessio; ed i rappresentanti di carabinieri, polizia e guardia di finanza. Nel giorno dell’anniversario di quel brutale assassinio, la moglie di Raffaele Pastore ha ricordato suo marito come un uomo giusto. «Raffaele non era un eroe - ha spiegato commossa -. Ha semplicemente fatto ciò che avrebbe dovuto fare ogni buon cittadino. Si era ribellato alla sopraffazione e alle ingiustizie. All’indomani del suo omicidio Torre Annunziata si era indignata, ma ben presto io e la mia famiglia siamo rimasti soli - ha detto -. A parte la solidarietà nei primi giorni, dopo c’è stato solo vuoto ed indifferenza. A distanza di tanto tempo - ha proseguito -, mi rendo conto che oggi come allora ciò che manca in questa città è la cultura della legalità. I giovani non sono ancora pronti a recepirla, anche se vogliono capire come ci si comporta per viverla a pieno. Io stessa dissi a mio marito di ritirare la denuncia contro i suoi estorsori. Ma sapevo che lui non lo avrebbe mai fatto. “Se fuggiamo - mi disse - sarebbe stato come tradire la mia coscienza”. Questo era Raffaele - ha aggiunto - un uomo capace di gesti tanto semplici e naturali quanto eccezionali. Oggi sono qui per portare avanti e diffondere l’esempio di chi, come mio marito, ha pagato con la vita il suo essere onesto, dignitoso e coraggioso». «Questa giornata è la testimonianza della forza della memoria - ha dichiarato il sindaco Starita -. Raffaele, i suoi valori, la sua lealtà ed onestà siano da esempio per tutti quanti noi. Occorre recuperare la nostra dignità di cittadini - ha affermato -. Basta con l’alibi della camorra. Interroghiamoci quotidianamente su ciò che, invece, potremmo fare e non facciamo per migliorare le condizioni di vita nella nostra città. La vera sfida è quella di essere buoni cittadini. Cominciamo dalle piccole cose». A margine dell’incontro, Amleto Frosi ha parlato dell’istituzione del “Premio Raffaele Pastore”: «Vogliamo coinvolgere anche Confindustria nel progetto. La nostra intenzione è quella di premiare quelle aziende che operano nella legalità e si distinguono per questo». L’immagine del Premio è un disegno del volto di Raffaele Pastore al cui fianco vi è una spiga di grano. «Simboleggia la laboriosità - ha spiegato Frosi - e la stessa città di Torre Annunziata, con la sua antica tradizione pastaia. Inoltre, Pastore era un commerciante di manigimi per animali, quindi prodotti farinacei derivanti proprio dal grano». DOMENICO GAGLIARDI © Riproduzione riservata