A cura della Redazione
Pubblichiamo la lettera di un detenuto torrese indirizzata all’assessore alla Cultura Maria Elefante. Il tema è quello che domina sul nostro muro: Torre nord e Torre sud. Ma anche la consapevolezza degli errori di una vita all’insegna del crimine, dalla quale si intravede uno squarcio di luce attraverso la cultura. Egregio Assessore Maria Elefante, sono un ragazzo detenuto attualmente presso la Casa Circondariale di Sollicciano (Firenze). Mi sono permesso di scriverle per farle i miei complimenti per aver fatto ritornare il carnevale in città con le “Feriae Oplontinae Saturnalia”. Preciso che sono di Torre Annunziata nella mente, nel cuore e nell’anima ed ecco perché vorrei esprimere tre concetti. 1. Essendo lontano da casa, la mia famiglia mi manda ogni tanto, su mia richiesta, il quotidiano “Il Giornale di Napoli” dove era riportata la notizia di questa festa. L’articolo, inoltre, era corredato anche da una foto e da una piccola intervista nella quale lei ci ricordava la nostra storia cittadina. Purtroppo, però, i giornali qui arrivano in ritardo sia a mezzo posta che tramite la mia famiglia, ecco perché ho potuto inviarle questa lettera solo adesso con un po’ di ritardo. 2. Da ragazzo di Torre Annunziata, ma ancor prima da cittadino, non ho trovato corretto che questa festa non sia stata per tutta la città. Infatti ho letto che la sfilata carnevalesca c’è stata solo lungo corso Umberto I, nel tratto compreso tra via Gino Alfani e piazza Cesàro. A tal proposito mi chiedo: che sia stato privilegiato il lato nord della città ed emarginato quello sud? Un lato A e un lato B della città, perché succede questo? Evidentemente si ha paura della zona sud. Eppure, in questo lato B, ci sono il porto, gli scavi di Oplonti e la Basilica della Madonna della Neve. Leggendo i giornali avverto chiaramente la divisione tra la zona nord e quella sud di Torre. Io sono residente proprio giù all’Annunziata dove sono nato, cresciuto e forgiato sotto gli occhi della Madonna della Neve. Non ho mai visto fare qualcosa per noi, non abbiamo mai avuto niente in termini di aiuti sociali concreti, e quando dico “non abbiamo” mi riferisco a persone come me e a quelle non come me, cittadini onesti che sono rimasti tali. Io, Assessore, sono consapevole di aver contribuito alla piaga sociale del crimine nella nostra città, ma un esame di coscienza mi porterebbe non solo a qualche “colpa” della mia famiglia, in termini di rieducazione ed altro, ma potrei affermare che anche i miei sono vittime delle vittime, tanto per dare una motivazione alla coscienza. Ma, come potrei escludere dalle responsabilità chi ha gestito questa città nel corso degli anni? Ricordo ciò che diceva Jack London nel suo libro “Negli abissi di Londra”: lo stato sociale di salute di un paese si riconosce dagli ospedali e dalle carceri. Nel caso della nostra città possiamo affermare che lo stato sociale di salute è dato dal lato sud di Torre. Riconosco che i nostri cittadini, quelli della zona sud ovviamente, hanno sostituito lo Stato con il crimine, almeno per quanto riguarda i servizi ottenuti in termini di lavoro. Come quando lessi tempo fa su un giornale che una donna anziana si rivolgeva a persone di una “piazza di spaccio di droghe” per raccomandare l’assunzione di un nipote come sentinella. Come cittadino sono rimasto indignato da questa storia, ma da “delinquente abituale per crescita e per tendenza” (come mi definisce il tribunale) dico che quella donna anziana fa parte della zona sud di Torre, la capisco e me ne faccio una ragione perché io appartengo a quella gente! Tutto questo, Assessore, per dire che dobbiamo togliere queste barriere, questi confini mentali, perché non tutte le persone sono stupide o ignoranti, perché c’è anche chi non ignora tutto e vuole salvarsi e chiede risposte per costruire una Torre Annunziata diversa. Un altro errore grave lo commette la giustizia italiana. Le parlo da detenuto: lo Stato vuole punire le persone attraverso i processi e non ha ancora capito che la prevenzione, con lavoro ed altro, è importante più delle pene inflitte. Le confesso che quando telefono a casa e parlo con i miei nipoti che frequentano le scuole medie e superiori, consiglio loro di non farsi risucchiare dal crimine e di non abbandonare mai Torre per lavoro, ma di restare, costruire, e difendere ciò che è rimasto di buono. Se potessi parlare con tutti i giovani torresi, lo farei per due motivi: il primo per estirpare questo male dalla città, l’altro per non farli diventare come me, emblema della negatività sociale. 3. Infine una richiesta: essendo appassionato di storia dell’arte e del mondo antico in generale, volevo chiederle se mi può fornire materiale informativo sulla storia della nostra città, dai tempi di Poppea fino alla crisi industriale degli anni ‘70. Dall’epoca romana, al periodo in cui Torre viveva solo di pesca, dall’arte bianca all’industria siderurgica. Per me sarebbe un arricchimento d’animo e culturale perché ho scoperto che il mio cuore si accende nel riscoprire cose di cui il mio delinquere e il crimine mi hanno privato. Quando una persona nasce viene al mondo senza “male”. Il male è un errore intellettuale, o meglio, di apprendimento. Ed io, Assessore, quante cose non ho appreso nella mia vita! Lettera firmata